Dalla Scozia a Rugova… Quando la notizia diventa un “giallo”

Schermata 2019-03-26 alle 14.39.35Nel giornalismo a volte accade di essere, nostro malgrado, attori e spettatori di episodi fatti di smentite, di documenti nero su bianco poi strappati da una parte, di dichiarazioni dichiarate come equivocate. Insomma, si fa e si smentisce, si tira il sasso e poi si tira indietro la mano. Questo mestiere bistrattato, elogiato, esaltato o deriso all’occorrenza, deve dare spazio a tutti. Se il contenuto che arriva appare buono e poi invece è altro, che scaturisce in passi indietro, in marchingegni della politica che non sono alla portata dell’umana normale lecita comprensione, che dire…  per fortuna c’è una deontologia che ci tutela e che ci consente di rispettare il lettore, e di chiarire nel dubbio. Quando il giornalismo si deve misurare con eventi “soprannaturali” è la sola certezza… Ci si astiene, perché la verità prima o poi arriva.

Ci sono strategie che non appartengono a questo nobile mestiere ma che sono abito di altri mestieri, come alcuni ambiti della politica e di alcune  sue impervie strade fatte di verità così come di forzature e di pretese e pretestuose ragioni.

In questi giorni il nostro quotidiano è stato suo malgrado protagonista di un passo avanti e poi di un passo indietro nella notizia di un accordo politico. Poi rimesso in discussione da una delle parti. Sarà così?  Che si fa, nel mentre? Se ne prende atto e lo si archivia senza patemi, si mette da parte l’imprevisto, che in questo lavoro è quotidiano, e si va avanti a fare tutto il resto. Che è tanto. A chiarire saranno i protagonisti della politica. Scozzesi o padani. Europeisti, indipendentisti e appassionati di significative battaglie su comuni questioni identitarie.

Proprio questi fatti mi hanno riportato alla memoria un caso clamoroso accaduto quando ero a la Padania. La pubblicazione, più che attendibile, di articoli a firma di Rugova. In realtà non originali. Ma veri nei contenuti. Vennero prodotti talmente bene, anticipati da contatti credibili, che un direttore come Giuseppe Baiocchi, una vita al Corriere della Sera, ne diede pubblicazione. Solo dopo una segnalazione, si capì che qualcosa non tornava. Ma mai arrivò, questo è il fatto strano, una smentita. Per questo, il giornalismo non smette di sorprendermi. Figurarsi le trame variegate della politica. Dunque, quei contenuti erano reali, ma l’autentica non venne mai ammessa. Di sassi nello stagno è pieno il mondo.

Ripescando nella rete, ecco la vicenda Rugova. Perché gli originali veri o dichiarati apparenti,  per convenienza o sconvenienza d’autore, sono sempre vita vissuta.

(stefania piazzo)

 

 

NOTIZIE EST #480 – KOSOVO/ITALIA
8 ottobre 2001

IL “GIALLO” RUGOVA
di Andrea Ferrario

[Nota: segue più sotto, dopo i link, svariati successivi aggiornamenti sullo stesso argomento]

In “Notizie Est” #467 del 7 settembre scorso avevamo riferito per esteso di un articolo a firma di Ibrahim Rugova pubblicato il giorno precedente, il 6 settembre, dal quotidiano “La Padania”, organo della Lega Nord, partito che fa parte della coalizione di governo. Pur esprimendo perplessità e sconcerto per i contenuti e la forma dell’articolo firmato Rugova, nonché per la sede in cui egli avrebbe scelto di esprimere il suo pensiero, avevamo dato credito all’autenticità dell’articolo, soprattutto perché non erano comparse smentite. Avevamo di conseguenza anche formulato alcuni nostri relativi commenti. Nelle ultimissime settimane sono tuttavia giunte, seppure con grande ritardo, delle smentite pubbliche di Rugova e dell’agenzia stampa del suo partito. La faccenda si è però successivamente complicata di nuovi elementi: la diffusione di un comunicato di Rugova chiaramente non autentico, la pubblicazione sulla “Padania” di un secondo articolo a firma Rugova, nel quale si smentisce la precedente smentita, e l’uscita di un’intervista al leader kosovaro sul quotidiano “Il Piccolo” di Trieste. Dal quadro complessivo degli elementi resisi ora disponibili siamo giunti personalmente ad avere fortissimi dubbi sull’autenticità degli articoli e dell’intervista di Rugova pubblicati in Italia. Sottolineiamo tuttavia che per il momento si possono al massimo formulare solo dubbi, vista l’assenza di elementi fattuali tali da consentire un giudizio definitivo. Inoltre, lo stesso Rugova ha smentito con grande ritardo l’autenticità dell’articolo e non lo ha fatto con il metodo che a nostro parere sarebbe più logico e consentirebbe di chiarire definitivamente la questione: quello, come minimo, di una richiesta di vedere pubblicata una sua smentita sulla “Padania” stessa. Riportiamo comunque qui sotto un ampio panorama degli elementi che abbiamo raccolto in merito alla questione, fermo restando che, qualora dovessero emergere altre importanti novità sull’argomento, ne terremo senz’altro informati i lettori. **NOTA: I link ai principali materiali citati nel testo e consultabili anche in linea vengono riportati alla fine dell’articolo e sono seguiti da una breve rassegna dei commenti della stampa kosovara sulla vicenda**

LE SMENTITE E IL COMUNICATO FALSO
Ibrahim Rugova, e l’agenzia QIK controllata dal suo partito, la LDK, hanno smentito a più riprese pubblicamente l’autenticità dell’articolo pubblicato dalla “Padania” il 6 settembre scorso. La prima smentita è arrivata molto tardi, il 21 settembre, ed è stata formulata da Rugova nel corso di una conferenza stampa nella quale ha affermato di non conoscere nemmeno l’esistenza del giornale “La Padania” (“Epoka e Re”, 24 settembre 2001). Rugova era precedentemente stato assente dal Kosovo per un viaggio ufficiale in Canada dal 10 al 17 settembre. Il giorno dopo la prima smentita, cioè il 22 settembre, l’agenzia di stampa kosovara Kosovapress, controllata dal Partito Democratico di Thaqi, ha pubblicato in traduzione albanese l’articolo del 6 settembre a firma Rugova, accompagnandolo con alcune dichiarazioni raccolte dalla stessa agenzia presso il direttore della “Padania”, Giuseppe Baiocchi, il quale ha affermato, secondo quanto riporta la Kosovapress: “La versione originale con la firma di Rugova è ancora a Prishtina, nelle mani del suo portavoce per l’Italia, Stefano Silenzi, che si è occupato della traduzione dall’albanese all’italiano”. Baiocchi, sempre secondo la Kosovapress, si è detto meravigliato della smentita di Rugova e ha aggiunto che “l’articolo e’ personalmete del signor Rugova, e io sono in attesa di altre notizie a riguardo da parte del signor Silenzi, attualmente a Prishtina” (Kosovapress, 22 settembre 2001).

Il 25 settembre il “giallo” si arricchisce di un nuovo colpo di scena: l’agenzia ANSA riceve un fax intestato “Presidenza Lega Democratica del Kosovo e Consiglio di Amministrazione” contenente dichiarazioni attribuite a Ibrahim Rugova nelle quali si stabilisce un nesso tra l’UCK, definito “un mostro dai mille tentacoli”, e Bin Laden, asserendo in particolare che l’UCK sarebbe stato addestrato da un luogotenente di quest’ultimo, Mohammed Zawhiri. Tale comunicato chiaramente non autentico (si veda sotto), e anch’esso oggetto di smentite, ha avuto comunque risonanza internazionale, essendo stato rilanciato in tutto il mondo dall’agenzia russa ITAR-TASS. Sui retroscena di questo fax ha pubblicato un esteso articolo il numero del 2 ottobre del settimanale di Tirana “Reportazh”, supplemento del quotidiano “Gazeta Shqiptare”. Sul fax viene citato come contatto un fantomatico “Ufficio Stampa del Presidente Rugova Delegati per l’Italia” con sede a Pristina e a Grdelika, località dal nome serbo che a una verifica è risultata assolutamente inesistente in Kosovo. Vi sono altri dati palesemente falsi: per esempio viene attribuito a un numero telefonico del Kosovo il prefisso internazionale inesistente 0011 (quello del Kosovo è 00381). Nel comunicato vengono forniti i nomi dei rappresentanti di Rugova per l’Italia: Nicoletta Curzi, Domenico Mandelli e Stefano Silenzi, che, come abbiamo visto, è la persona che avrebbe tradotto in italiano i testi a firma Rugova pubblicati dalla “Padania”. Vengono dati vari numeri di telefono: uno è un cellulare al quale risponde lo stesso Silenzi, mentre un altro risulta intestato a Gino Zannoni, di Grottammare in provincia di Ascoli Piceno. Quest’ultimo, secondo quanto scrive “Reportazh”, è il padre di Pietro Zannoni, noto per avere fondato nel 1995 un’agenzia stampa che ha diffuso notizie non vere riguardanti i Balcani. Una di tali notizie non vere, quella della morte del generale serbo-bosniaco Mladic, era stata ripresa a suo tempo perfino dal TG1. Zannoni è stato particolarmente attivo nel 1996, quando aveva distribuito informazioni, non corroborate da documentazioni di prova, su rapporti tra il Partito Socialista albanese e il regime serbo e tra quest’ultimo e il quotidiano di Tirana “Koha Jone”, proprio nel momento in cui il regime di Berisha stava conducendo una campagna contro la stampa indipendente. Queste informazioni provenienti da Zannoni sono state diffuse il più delle volte dall’organo del Partito Democratico di Berisha, “Rilindja Demokratike” (“OMRI Daily Digest”, 29 gennaio, 30 gennaio e 7 febbraio 1996; “IFEX Action Alert”, 26 gennaio 1996).

Il 26 settembre il QIK emette un altro comunicato in cui si nega ancora una volta l’autenticità degli articoli a firma Rugova e si scrive che quest’ultimo non ha, e non ha mai avuto, alcuna rappresentanza politica a Roma. Il QIK afferma inoltre che è in atto “una campagna selvaggia per discreditare la LDK e il suo presidente […] per discreditare la politica albanese in Kosovo e per destabilizzare il Kosovo alla vigilia delle elezioni”. Il giorno dopo, il 27 settembre, la falsità del comunicato e l’inesistenza di una rappresentanza a Roma vengono denunciati anche dal portavoce di Rugova, Skender Hyseni (RFE/RL NewsLine, 26 settembre 2001). Sempre il 27 settembre, lo stesso Rugova, nel corso di una visita all’assemblea municipale di Prishtina, denuncia di fronte ai giornalisti la circolazione di testi falsamente a lui attribuiti, sottolineando che “negli ultimi tre-quattro mesi è in atto una campagna selvaggia contro il Kosovo, la LDK e me. L’obiettivo è quello di creare conflitti tra di noi. Sono tutte falsificazioni, lanciate da un centro specifico, al fine di disorientare i funzionari internazionali e il progresso in Kosovo” (“Bota Sot”, 28 settembre 2001).

IL NUOVO ARTICOLO DELLA “PADANIA” E L’INTERVISTA DEL “PICCOLO”
Solo pochi giorni dopo tali smentite, e più precisamente il 3 ottobre, la “Padania” ha pubblicato un nuovo articolo a firma di Ibrahim Rugova, intitolato “Arsenali dell’UCK, un serbatoio per altri attentati di Bin Laden”, premettendo una nota nella quale si afferma che “il presidente della Lega Democratica del Kosovo, Ibrahim Rugova, ribadisce e prosegue la sua collaborazione in esclusiva con la ‘Padania’ “. Nell’articolo Rugova (se è lui l’autore) denuncia le infiltrazioni integraliste nell’UCK ed esprime il suo “totale sdegno per la falsa smentita” delle sue dichiarazioni “riportata il giorno 25 dall’agenzia ANSA”. Nell’articolo si stabilisce nuovamente un nesso tra UCK e Bin Laden, per il tramite di Zawhiri, anche se questa volta, a differenza di quanto si scriveva nel comunicato di Rugova denunciato come falso e ripreso dalla ITAR TASS, si parla di “infiltrati”. Secondo quanto riporta l’articolo a firma Rugova, inoltre, nella LDK ci sarebbe una fazione che sta preparando una scissione e che sarebbe poi all’origine delle “false smentite”. Si scrive infine che Rugova stesso sarebbe stato in trattative con “il vicepremier serbo” (evidentemente Nebojsa Covic). Lo stesso giorno, il 3 ottobre, sul quotidiano di Trieste “Il Piccolo”, appartenente al Gruppo Editoriale L’Espresso, compare un’intervista a Rugova a cura del giornalista Mauro Manzin. Nell’intervista Rugova denuncia la presenza in Kosovo di migliaia di mujaheddin seguaci di Osama Bin Laden e parla ancora di Zawhiri, che si sarebbe “messo a arruolare e a cercare uomini nell’ex UCK per adottarli nella grande famiglia di Bin Laden”. Egli inoltre afferma che sono stati tali mujaheddin a costituire “la frangia estrema del disciolto Uck”, cercando di rendere più difficile il processo di pace in Macedonia. Questi mujaheddin, dice Rugova nell’intervista, costituirebbero il collegamento tra i capi negli Emirati Arabi e gli elementi più pericolosi nell’Europa Centrale. I contenuti di entrambi i pezzi, cioè l’articolo pubblicato dalla “Padania” e l’intervista del “Piccolo”, sono in contraddizione con le smentite al comunicato di cui sopra e con altre dichiarazioni dello stesso Rugova pubblicate il 26 settembre dal “Bota Sot”, quotidiano di riferimento della LDK in Kosovo, con le quali si negano i nessi tra Bin Laden e il Kosovo, definiti come frutto della propaganda serba. I pezzi della “Padania” e del “Piccolo” sono stati pubblicati in contemporanea nel momento in cui Rugova si trovava in viaggio in Norvegia e Svizzera (dall’1 al 5 ottobre). Fino a oggi da Prishtina non è giunta alcuna reazione al nuovo articolo della “Padania” e all’intervista del “Piccolo”.

COSA CI HANNO DETTO BAIOCCHI, MANZIN E SILENZI
Vista la complicatezza del caso, abbiamo ritenuto opportuno contattare telefonicamente il direttore della “Padania”, Baiocchi, l’autore dell’intervista a Rugova per il “Piccolo”, Mauro Manzin, e Stefano Silenzi. Baiocchi ci ha detto di avere avuto un contatto telefonico con Rugova già nel maggio-giugno scorso, cioè più o meno nel periodo delle elezioni politiche in Italia. Gli articoli di Rugova, ha detto Baiocchi, sono giunti successivamente alla “Padania” via posta, fax o e-mail, sempre accompagnati da una lettera personale dello stesso Rugova e del suo vice Hyseni, con la quale si attestava l’autenticità dei singoli articoli. Il direttore della “Padania” ha tenuto a sottolineare che l’interesse del giornale a una presenza di Rugova sulle sue pagine si è rafforzato dopo l’11 settembre, alla luce dei problemi relativi ai miliziani islamici e nell’imminenza della scelta democratica che il Kosovo dovrà fare, aggiungendo che la Lega Nord, il partito di cui la “Padania” è l’organo, è sempre stata a favore dell’identità e dell’autonomia dei popoli. Mauro Manzin del “Piccolo”, che abbiamo sentito telefonicamente, ci ha detto di avere trattato con contatti che gli garantiscono l’autenticità dell’intervista. Abbiamo sentito anche Stefano Silenzi, sempre per telefono, che a una nostra domanda ha confermato di essere il rappresentante per l’Italia di Rugova e della LDK. Silenzi ha inoltre detto di avere collaborato in passato all’agenzia di Gino e Pietro Zannoni. Egli ha poi tenuto a specificare che l’agenzia era un’iniziativa di Gino Zannoni, il padre, di professione medico psichiatra, mentre il figlio Pietro si è limitato a collaborarvi.

CONCLUSIONE
Abbiamo espresso all’inizio di questo numero di “Notizie Est” i nostri fortissimi dubbi sull’autenticità delle parole di Rugova riportate in Italia – lasciamo tuttavia giudicare ai lettori sulla base di quanto abbiamo riportato qui sopra. Ci permettiamo solo, in chiusura, di aggiungere alcune domande: Perché a Pristina compaiono solo smentite, anche pubbliche, e in Italia solo materiali di segno opposto? E’ plausibile che una personalità dal ruolo politico delicato e di primo piano a livello internazionale come Rugova faccia la scelta del tutto atipica di nominare proprio rappresentante in Italia un cittadino italiano, che inoltre afferma di avere collaborato in passato all’agenzia di Zannoni? Perché Rugova, che non avrebbe sicuramente problemi a fare pubblicare suoi articoli sui più diffusi giornali italiani, avrebbe invece fatto, proprio alla vigilia delle elezioni in Kosovo, l’autogol politico di intervenire sulle pagine dell’organo di un partito noto nei Balcani per avere dato a suo tempo un sostegno attivo a Milosevic? E perché, da parte loro, Rugova e il suo partito si limitano a ripetute smentite, astenendosi dall’intervenire direttamente presso la “Padania” (riguardo all’intervista del “Piccolo” finora non è stata formulata alcuna smentita) affinché cessi la pubblicazione degli articoli a firma Rugova che definiscono falsi?

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