Quel governo veneto mai visto al mondo. E mai più ripetuto…

Il meglio de lindipendenza

 

venezia

di ENZO TRENTIN – Il pesce è buono, ma il pesce è un cibo che nutre il cervello e chiunque ingurgitasse tre buone dosi di cibo per il cervello lascerebbe i partiti o movimenti o fronti di liberazione dediti all’indipendenza del Veneto all’istante, e lo stesso dicasi per i vari autogoverni; dovesse andarsene a nuoto attraverso il Canal Grande.

Molti parlano di federalismo, ma quando si accenna ad approfondire l’argomento si ascoltano le teorie più eccentriche. In particolar modo da parte di molti esponenti della Lega Nord, tanto da convincere più di un interlocutore che la parola federalismo altro non sia stata che una sorta di “Apriti Sesamo” per entrare nelle istituzioni di quello Stato italiano da cui si voleva secedere.

Molti anni fa, Paolo Bonacchi con alcuni amici trovò una casa editrice che pubblicò la traduzione  “Del principio federativo” di P.J. Proudhon. Fallito l’editore il libro è gratuitamente scaricabile da Internet [http://www.progettoitaliafederale.it/Del_Principio_Federativo.htm ]. È un libro che ogni autentico federalista avrebbe dovuto leggere, e che alcuni in verità asseriscono d’aver consultato; ma per verificare se ciò è vero o quanto in esso contenuto è stato compreso, basta chiedere loro cosa vuol dire la parola “sinallagmatico”. Alcuni addirittura fanno precedere la parola da risate o motti di scherno. Riflettendo, invece, la parola porta a chiarire in questi termini il suo significato ultimo agli effetti dell’«Ordine sociale».

Per il diritto il Synallagma costituisce il punto di equilibrio raggiunto dalle parti in sede di formazione di un “contratto” che abbia come obbiettivo la congiunta volontà dei contraenti di scambiarsi diritti e obbligazioni attraverso lo scambio di una prestazione con una controprestazione. Questa definizione è valida sia per i contratti di scambio del sistema economico, sia per i “contratti” di scambio nell’ordine politico.

Se il contratto è politico (o “di Federazione”) il nesso di reciprocità (synallagma) ne costituisce il fondamento, e il sistema resta in equilibrio dinamico producendo progresso e bene comune.
Se, diversamente il nesso di reciprocità viene spezzato, come generalmente avviene prima o poi negli Stati sovrani centralisti e unitari in cui la forza di costrizione è la regola, il sistema dell’ordine sociale va fuori equilibrio e genera inevitabilmente violenza fra le parti che compongono il sistema, o guerra.

La rottura del “nesso di reciprocità” in politica avviene ogni volta che si contraddice una legge di natura, che venga violata la sovranità delle scelte politiche personali della maggioranza sui fatti certi, conosciuti e votati, che venga ignorata la condizione di uguaglianza nella libertà e nella diversità, che vengano violati i diritti naturali delle persone, che esista una ingiustificata differenza fra ricchezza estrema e povertà estrema, che sia impedita la pacifica manifestazione del pensiero, che venga usata l’autorità per imporre comportamenti obbligatori non condivisi dalla maggioranza, che la quantità di ricchezza personale necessaria a organizzare il governo della comunità sia superiore ai benefici che ognuno ricevere sotto forma di servizi e prestazioni ecc. ecc.

La rottura del “nesso di reciprocità contrattuale” in politica, genera violenza nell’ordine sociale e avvia il sistema al fallimento o alla guerra civile. Pertanto non si tratta ora “di immaginare”, di combinare nel nostro cervello un sistema: il sistema di governo non si riforma così. La società non può correggersi che da se stessa, adottando nelle istituzioni di governo il “nesso di reciprocità politica”, ovvero il synallagama.

Da Filippo Mazzei [https://it.wikipedia.org/wiki/Filippo_Mazzei ] era il federalista che attraverso Thomas Jefferson contribuì alla nascita degli USA. Nelle “Istruzioni dei possidenti della Contea di Albemarle ai loro delegati alla Convenzione degli stati uniti d’America” (1776), ebbe tra l’altro a scrivere:

«Sicché se non stiamo in guardia contro le conseguenze di tali pregiudizj mediante salutari leggi costituzionali, vedremo perpetuare alcune cospicue famiglie, e i loro congiunti clienti, e ridurre il governo sostanzialmente a un’aristocrazia e magari oligarchia insolentemente esercitata all’ombra della libertà. Per evitare quindi un tal gran male, per rendere ognuno conscio della propria importanza come membro della comunità uguale a chiunque altro nei suoi diritti naturali, per renderci più competenti in materia di leggi e più felici sotto di esse, deliberiamo: […] Che le leggi fatte dai nostri rappresentanti non possono essere dette né devono essere leggi del paese fintanto che non saranno approvate dalla maggior parte del popolo.» In Italia la legge per antonomasia: la Costituzione, non è mai stata votata dal ‘popolo sovrano’.

Spostando il punto d’osservazione all’etica e alla tradizione, osserviamo che nella “Storia semiseria della Repubblica di Venezia” c’è scritto: «Un tipo di governo mai visto al mondo: basato sul caso. Che Stato bizzarro Venezia! Nessuna di quelle ambizioni di gloria o di conquista che prudono gli altri potentati dell’epoca, anche o più minuscoli. Nessuna traccia di fiamme ideologiche, guerre dinastiche o di religione. Mai visto un guelfo o un ghibellino!
E che governo bizzarro a Venezia; mai un tiranno, mai una famiglia che si imponga durevolmente, come gli Scaligeri a Verona, o i Medici a Firenze o i Visconti a Milano.
La Serenissima è diversa. Perché? Perché è soprattutto una “enorme” società commerciale.
Incredibile? Ascoltate, signore e signori […]
Nei primi tempi di Venezia, il doge veniva eletto direttamente dall’assemblea di tutti i cittadini: il massimo della democrazia.
Ma aumentando il numero di abitanti, la procedura divenne di difficilissima applicazione e pregna di disordini. La si abbandonò solo per queste ragioni pratiche. Il famoso Gran Consiglio non fu affatto “espressione di tirannide”, ma proprio il contrario. Nacque per impedire che qualche facinoroso, aizzando il popolo, conquistasse un potere assoluto.

Il discorso sulla necessità di proteggere il popolo dai suoi stessi eccessi l’abbiamo sentito fare nel corso della storia dai tiranni più rinomati e dai regimi più “progressisti”, proprio che poi il popolo lo fanno marciare a scariche di tortorate sul groppone.
La realtà romanzesca nel caso di Venezia è che il Gran Consiglio (agli esordi, solo un’assemblea dei cittadini più abili e responsabili) ha sempre mantenuto la promessa. Ma come? Il Doge, il Consiglio dei Dieci e tutta quella gente intabarrata, piena di mistero che canta nei melodrammi, non erano i detentori di un potere terribile e intransigente?

Lo lasciavano credere. Storia di tener calmo il colto e l’inclita di dentro e di fuori. Occhiacci per impressionare ma in realtà nessuno poteva ritenersi depositario di qualche potere a Venezia.
Nessuno contava niente. Non contava la nascita, non contava la competenza, l’abilità politica, (anzi, era una nota negativa) e soprattutto non contavano gli appoggi e le amicizie, perché tutta la vita pubblica della Serenissima si svolgeva all’insegna di una sola cosa: del caso».

In realtà le cose erano un po’ differenti. Le cariche di governo erano estratte a sorte con un complicato meccanismo (vedi qui: http://www.miglioverde.eu/gli-indipendentisti-si-battano-lannientamento-dei-partiti/ ), ed ogni pubblico ufficio aveva il suo controllore. Altro che, per esempio, l’odierno Difensore Civico, il quale laddove è istituito è il controllato a nominare il suo controllore. Quis custodiet ipsos custodes?

Infine, quando gli indipendentisti parlano di federalismo affermano quasi sempre di voler instaurare un sistema di tipo svizzero. Ebbene, l’Esecutivo svizzero – chiamato Consiglio federale – è composto da sette persone. I sette ‘ministri’ – denominazione informale, ma sempre più usata – sono eletti dalle Camere federali (Consiglio nazionale e Consiglio degli Stati) osservando una distribuzione di seggi che rappresenti le principali forze politiche del Paese. Attualmente, non sono noti gli equivalenti svizzeri nei 4 o 5 autogoverni del popolo veneto, né alcuna attività indipendentista genericamente definita “governo ombra”. Eppure senza legge non c’è giustizia, e senza giustizia non c’è libertà o autodeterminazione.

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