di Roberto Bernardelli – Dove stiamo andando a sbattere? L’Europa compatta va verso lo stop del gas russo, le sanzioni aumentano la loro pressione. I politici sanno dove stiamo andando? Quale politica energetica è stata strutturata in Italia fino ad oggi? Lapidarie sono le parole del mondo bancario. Vorremmo che qualcuno da Palazzo Chigi replicasse. E vorremmo che chi fa delle ricette facile sui social proponesse qualcosa di serio. Perché uno stop alle importazioni del gas russo “significa andare verso una recessione certa, a una perdita posti di lavoro significativi. E per un Paese con un bilancio pubblico come il nostro non si può immaginare di mettere debito pubblico a servizio di questo oltre a quanto già si fa”.
Lo ha affermato l’Ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, a margine dell’inaugurazione a Torino di un nuovo museo delle “Gallerie d’Itali” del gruppo. Messina, si è quindi chiesto “se siamo disponibili a accettare picco di disoccupazione” in Italia, Paese che insieme alla Germania sarebbe il più colpito. “Rispetto agli interessi del nostro Paese, lo schema sanzionatorio attuale è compatibile con il ‘rimbocchiamoci le maniche e ce la faremo. Se invece chiudiamo i rubinetti del gas, per diversi anni avremo grandi problemi”, ha concludo l’Ad di Intesa Sanpaolo.
Dati alla mano, Roma ci può dire come stanno le cose e chi pagherà per tutti, anche questa volta? Poi chiediamoci: hanno mai lavorato almeno un giorno quelli che decidono per noi?
Onorevole Roberto Bernardelli, presidente Grande Nord