Quanto può durare un Paese così?

di Mario di Maio – I governi centralisti romani si susseguono e i problemi italiani  permangono immutati e quindi il gap negativo rispetto a tutti i principali Paesi europei si aggrava.

Le cronache continuano a evidenziare tassazione eccessiva, disoccupazione giovanile, degrado idrogeologico inarrestabile, preoccupanti carenze nell’ istruzione scolastica Sud eternamente depresso, interferenza mafiosa elevata ecc.ecc.
Nel conseguente caos, spesso emergono proposte “innovative” del tipo: “per rilanciare il Nord occorre investire nel Mezzogiorno” oppure: “per abbassare il costo del lavoro occorre aumentare adeguatamente l’immigrazione afroasiatica”.
 Tutto ciò comporta il moltiplicarsi delle consultazioni elettorali e ovviamente un aumento della conflittualità politica che a sua volta irrobustisce la perversa abitudine nazionale a non votare ” per” ma sempre “contro”. E il Paese affoga in una marea di ” ismi” soprattutto inutili. Anti colonialismo antifascismo anticomunismo antirazzismo antieuropeismo ecc. sono diventati il nostro irrinunciabile pane quotidiano.
Che dire dello stop alla richiesta lombardo veneto emiliana di maggiore autonomia? Ma quanto può durare un Paese così?
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