Chissà cosa avrebbe detto Gilberto Oneto davanti al quadro desolante della politica di oggi. Davanti al cambio di rotta della Lega e al referendum usato solo per ammansire veneti e lombardi per un po’.
Anni fa, erano gli anni 2004-2005, sul settimanale Il Federalismo diretto da Stefania Piazzo, Oneto scriveva che “In giro per la Padania si vedono sempre meno padani e sempre più foresti”. ora dovrebbe scrivere, sempre più politici del Nord che fanno politiche per il Sud. “Tutti sono più che preoccupati, tutti convengono sul fatto che si debba fare qualcosa, tutti, quando si lasciano un po’ andare o trovano maggiore confidenza, dichiarano di essere stanchi della burocrazia mediterranea (in genere l’aggettivo usato è un altro), delle tasse, dell’oppressione fiscale, poliziesca, giudiziaria e culturale mediterranea, che non ne possono più di una classe politica corrotta, parolaia e parassitaria…”.
“Poi quando si passa a ragionare sui possibili rimedi si scopre che il nostro è un popolo di leghisti potenziali, che ognuno di loro potrebbe votare Lega e che se tutti quelli che la pensano come noi ci votassero, la Padania sarebbe libera, indipendente, sovrana e confederale dopodomani mattina. Ma non funziona così. Perché ci sono eccezioni, condizionamenti, blocchi e deviazioni.
Qualcuno è bloccato da catene ideologiche e le sue voglie di libertà vengono inibite da costrizioni mentali
come il solidarismo (chissà perché indirizzato solo verso gli altri e non i nostri), la tolleranza (idem), la fratellanza cristiana, il nonno socialista, il padre partigiano comunista e la zia suora”.
La domanda di allora è la domanda di oggi…
“Ma allora, se attorno a noi la larga maggioranza dei nostri concittadini è … indipendentista e tutto il resto,… perché la protesta ma anche la consapevolezza e la crescita di coscienza di tutta questa gente non sfocia in una scelta di condivisione chiara?
Perché si lascia prendere da legami e condizionamenti? I condizionamenti sono forti ma non basta per spiegare tutto questo. Non è che noi non siamo in grado di descrivere bene il nostro prodotto? Che non lo sappiamo valorizzare e vendere? Non è che mandiamo in giro rappresentanti e commessi viaggiatori che non sanno fare il loro lavoro? Non è che usiamo messaggi pubblicitari sbagliati? Che abbiamo dato di noi una immagine sbagliata? Non è che qualcuno di noi si comporta proprio come gli altri? Non è che sia anche colpa nostra?”.
Oneto aveva ragione allora, e ha ragione anche adesso.