Quando l’Ungheria costruì un muro contro il comunismo europeo

di STEFANIA PIAZZOungheria1

Come si fa presto a dimenticare. Eppure la storia è passata lasciando un segno nel solco dell’Europa fragile e smemorata. Ungheria, 1956. Il popolo si ferma e fa barricate contro la “normalizzazione” dei democratici comunisti. Si legge nella didascalia della Domenica del Corriere dell’11 novembre di quell’anno: “Ungheria eroica. Nel nome della libertà e della vera democrazia gli insorti magiari strenuamente combattono, suscitando ammirazione in tutto il mondo civile, contro gli oppressori del loro paese. Sulle barricate erette nel cuore della città e dei villaggi, all’ombra della bandiera, che ha gli stessi colori della nostra, accanto agli uomini lottano, con pari valore e spirito di sacrificio, le donne, le madri, le spose e sorelle dei patrioti”.ungheria3

La rivolta ungherese del 1956, ebbe come risposta la repressione dell’Armata rossa. Morirono 2.700 ungheresi, ci furono migliaia di feriti e 270mila ungheresi lasciarono il loro paese. Dovettero passare decenni prima che la democrazia potesse tornare. Ma d’altra parte nel dna del popolo ungherese c’è più memoria di altri popoli:   due secoli di dominio turco sull’Ungheria. Secoli di orrori.

Forse per questo il preambolo tanto criticato, e che abbiamo anche di recente ripubblicato, della loro Costituzione,merita di essere ancora riletto per comprendere la reazione degli ungheresi all’ondata migratoria che ha fatto alzare muri e barriere per conservare la loro sovranità popolare.

«Dio benedica l’Ungheria!

Noi, membri della Nazione ungherese, all’inizio del nuovo millennio, nella nostra responsabilità davanti a tutti gli Ungheresi, dichiariamo quanto segue:

Siamo fieri che il nostro re Stefano il Santo mille anni fa abbia fondato lo Stato ungherese su solide fondamenta e abbia reso la nostra patria parte dell’Europa cristiana.

Siamo fieri dei nostri antenati, che combatterono per la salvaguardia, la libertà e l’indipendenza della nostra patria.

Siamo fieri delle straordinarie opere spirituali degli uomini e delle donne ungheresi.

Siamo fieri che il nostro popolo abbia difeso per secoli l’Europa, combattendo per i suoi valori e accrescendoli con la propria dedizione e il proprio zelo.

Riconosciamo il Cristianesimo come forza che tiene insieme la nazione. Rispettiamo le diverse tradizioni religiose del nostro Paese.

Giuriamo di conservare l’unità spirituale e culturale della nostra nazione, più volte lacerata nelle tempeste del secolo appena concluso.

Ci impegniamo a difendere e salvaguardare la nostra eredità, la cultura ungherese, la nostra lingua così unica, i valori realizzati dall’uomo e dati dalla natura nel bacino dei Carpazi. Consapevoli della responsabilità che abbiamo davanti ai nostri discendenti, tuteliamo i fondamenti della loro futura esistenza mediante l’uso prudente e accurato delle risorse materiali, culturali e naturali.

Crediamo che la nostra cultura nazionale possa offrire un ricco contributo alla complessità dell’unità europea.

Rispettiamo la libertà e la cultura degli altri popoli e ricerchiamo la collaborazione con tutti popoli del mondo.

Professiamo che il fondamento dell’esistenza umana è la dignità dell’uomo.

Professiamo, quindi, che la libertà del singolo può svilupparsi solo nella collaborazione con gli altri.

Professiamo, inoltre, che condizioni essenziali della nostra vita comune sono la famiglia e la nazione, che i valori fondanti la nostra reciproca appartenenza sono la fedeltà, la fede e l’amore.

Professiamo che fondamento della capacità di comunità e dell’onore di tutti gli esseri umani c’è il lavoro, efficace espressione dello spirito umano.

Ci riconosciamo nel comandamento di sostenere chi è nel bisogno e nella povertà.

Riconosciamo che la piena realizzazione della sicurezza, dell’ordine, della giustizia e della libertà è il fine comune dei cittadini e dello Stato.

Professiamo che una corretta sovranità statale si ha solo là, dove lo Stato è al servizio dei propri cittadini e ne cura gli interessi con equità, senza abusi e faziosità.

Onoriamo le conquiste della nostra costituzione storica e la Santa Corona che impersona la continuità statale e costituzionale dell’Ungheria.

Non riconosciamo la forma in cui la nostra costituzione è stata attuata durante le occupazioni straniere. Rifiutiamo di considerare prescritti i crimini disumani compiuti contro la nazione ungherese e i suoi membri durante il regime delle dittature nazionalsocialiste e comuniste.

Non riconosciamo la continuità giuridica della costituzione comunista del 1949, che è stata a fondamento di un regime tirannico, e per questo ne dichiariamo l’invalidità.

Siamo d’accordo con i deputati del primo libero parlamento che, nella loro prima delibera, hanno dichiarato che la nostra attuale libertà è scaturita dalla rivoluzione contro il comunismo mondiale e dalla lotta per la libertà del 1956.

Consideriamo il 2 maggio 1990, quando si costituì la prima rappresentanza popolare liberamente eletta, come data della ricostituzione della nostra sovranità statale, perduta il 19 marzo 1944.

Dichiariamo che, dopo i decenni del secolo XX che hanno prodotto gravi sconvolgimenti morali, abbiamo bisogno di un rinnovamento spirituale e culturale.

Confidiamo in un futuro plasmato da noi tutti, insieme, e nella vocazione della giovane generazione. Crediamo che i nostri figli e i nostri nipoti, con le loro capacità, la loro perseveranza e la loro energia spirituale, renderanno di nuovo grande l’Ungheria.

La nostra Costituzione è il fondamento del nostro ordinamento giuridico: un contratto tra gli Ungheresi del passato, del presente e del futuro, una cornice vivente che esprime la volontà della nazione e la forma in cui noi desideriamo vivere.

Noi, cittadini dell’Ungheria, vogliamo fondare l’ordinamento del nostro Paese sulla collaborazione di tutti i membri della nostra nazione».

Traduzione dalla versione tedesca a cura di Giuseppe Reguzzoni

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