
Un disastro.
Ma c’è una considerazione, a margine delle cose ovvie ed evidenti che tutti ripetono. Giusto per fare qualche piccola distinzione. La Germania è vittima del potere finanziario internazionale, così come lo era il Piemonte dell’infausto Risorgimento. La Merkel è lo strumento del carnefice, non il carnefice. E, poi, se esistesse la Padania, non avremmo i problemi che vengono mascherati col solito vecchio nazionalismo italico verso quello germanico e viceversa. Quando non sanno risolvere la situazione, la nascondono col nemico esterno.
Commenta un profondo conoscitore del mondo tedesco, Giuseppe Reguzzoni, sul proprio profilo social: “La Germania che amo è quella di Bach e Beethoven, di Goethe e Schiller, di Ranke e Mommsen, dei grandi filosofi e filologi, non quella degli usurai che oggi la dominano, non quella asservita al Politicamente Corretto, non quella che oggi odia se stessa, al punto da voler sparire e trascinare anche noi nel suo nulla etnico-culturale. E, se questa guerra è persa, meglio perderla con dignità”.
Ecco, il punto è che qui la dignità della politica non si sa dove andarla più a pescare. Oltre al politicamente corretto, c’è anche lo squallore del politicamente ignorante.