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Quando la politica si incarta, inventa il “nemico esterno”. E intanto cancella il Nord

germania fortedi STEFANIA PIAZZO – Poteva bastare Giancarlo Giorgetti a risolvere la quadra che non c’era, per occupare il posto al ministero dell’Economia. Ma era più che evidente che da tre mesi a questa parte, Salvini aveva come obiettivo di alzare le quotazioni elettorali della Lega. Era stato tutto già preordinato. Tranne per chi crede ancora che in Italia la politica abbia fini nobili come l’avere consapevolezza dei propri limiti e cioè di poter mantenere le promesse fatte. Qui di promesse non ne sono state mantenute. In più, Salvini è riuscito nell’impresa di far incazzare ancora di più i cittadini, di mettere Mattarella nelle condizioni di far la parte del cattivo, di dimostrare che votare è inutile e che la Lega è la vittima e non ha perso la faccia. Nessuno potrà dirgli che poteva sacrificare Savona per il governo, il suo consenso crescerà e non pagherà per questa strategia che ha fatto sì che il Quirinale consegnasse il paese ai populisti.
Un disastro.
Ma c’è una considerazione, a margine delle cose ovvie ed evidenti che tutti ripetono. Giusto per fare qualche piccola distinzione. La Germania è vittima del potere finanziario internazionale, così come lo era il Piemonte dell’infausto Risorgimento. La Merkel è lo strumento del carnefice, non il carnefice. E, poi, se esistesse la Padania, non avremmo i problemi che vengono mascherati col solito vecchio nazionalismo italico verso quello germanico e viceversa. Quando non sanno risolvere la situazione, la nascondono col nemico esterno.
Commenta un profondo conoscitore del mondo tedesco, Giuseppe Reguzzoni, sul proprio profilo social: “La Germania che amo è quella di Bach e Beethoven, di Goethe e Schiller, di Ranke e Mommsen, dei grandi filosofi e filologi, non quella degli usurai che oggi la dominano, non quella asservita al Politicamente Corretto, non quella che oggi odia se stessa, al punto da voler sparire e trascinare anche noi nel suo nulla etnico-culturale. E, se questa guerra è persa, meglio perderla con dignità”.
Ecco, il punto è che qui la dignità della politica non si sa dove andarla più a pescare. Oltre al politicamente corretto, c’è anche lo squallore del politicamente ignorante.
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