Quando la Lega era armata di manico

camera boldrini

di STEFANIA PIAZZO – Averne, oggi, di “bonazze” come Margherita Boniver, in politica. Bonazze di testa, cervelli politici elaborati che farebbero fare al Paese figure migliori della Mogherini in politica estera. Migliori rispetto alla Boldrini o alla Boschi… Neanche a dirlo! Ma erano altri tempi e c’erano altri contesti, come quelli di una Pontida anomala spostata per fango nel palazzetto dello sport di Curno. Ero sotto il palco con Cristina Malaguti ed Elisabetta Castellazzi quando Bossi esordì col gesto dell’ombrello, rivendicando per la Lega la durezza di manico.

Era il 26 settembre del 1993 e di Pontida se ne facevano anche più di una all’anno. Fu tale il boato della folla che si fece fatica a capire il finale. “Cosa ha detto??”. “Di manico”, mi rispose l’amica Castellazzi nel frastuono e nel rimbombo della scatola di cemento.

Margherita Boniver era “colpevole” di aver  insinuato di una Lega in armi. E  Bossi così replicò: “Cara Boniver, cara bona, la Lega non ha bisogno di armarsi, noi siamo sempre armati, cara bonazza nostra noi siamo sempre armati di manico”.

Fu subito scandalo linguistico. Politico. Ma a distanza di anni, cessate certe ostilità, smussati gli angoli, le volgarità lessicali assumono quasi un tono retrò e col senno di poi comprendi meglio il senso. Bossi infatti aveva detto:  “Loro pensano che la legalità coincida col Palazzo. Non è la Lega che è illegale perché spinge per le elezioni ma sono questi signori, è il presidente della Repubblica che è illegale”. Ecco. Non per fare l’esegesi  del testo bossiano, ma giusto per intendere che dietro l’uscita da osteria del porto c’era un messaggio più profondo: se si va a votare adesso, vedete che botto fa la Lega. Siamo armati di voti”.

Chiaramente era più comodo liquidare Bossi come un politico volgarotto e triviale, maschilista, un barbaro, piuttosto che andare a fondo del messaggio politico. Dell’avvertimento, che era più pesante dell’uscita contro la Boniver.

La scorsa estate, ricorderete,  la polemica si spostò su Matteo Salvini alla festa della Lega a Soncino, con i paragoni alla bambola gonfiabile e la terza carica dello Stato, il presidente della Camera Boldrini.

Sentite cosa disse Bossi:

“Io avrei chiesto scusa e avrei evitato quel gesto. Non si fa politica così”. Interpellato dalla Agenzia ‘Dire’, il Senatur, che si trovava a Montecitorio per partecipare ai lavori d’aula, commenta: “Io faccio le polemiche solo a sfondo politico. Quel paragone non ha nulla di politico. Non riesco proprio a capire il riferimento a sfondo sessuale”. Il leader della Lega ha trasceso? “Sì”, risponde Bossi, che aggiunge: “Io avrei chiesto scusa. Anzi, non avrei fatto proprio quel gesto”. Altri tempi, altri manici?

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