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Quando era Roma a mandare la Digos in casa della Lega e la Lega voleva solo “sindaci guerrieri” contro lo Stato

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di CORRADO CALLEGARI – Era il settembre 1996 e il ministro dell’Interno mandò la Digos in via Bellerio. Chi lo dimentica! Era il potere che esercitava il massimo del suo potere, ovvero far sentire sul collo uno “stato di polizia” per ribadire la propria supremazia sul progetto e sulla visione politica di un partito. Oggi accade la stessa cosa? E’ girata voce che il Viminale avesse mandato la Digos in Comune a Palermo perché il sindaco si è opposto al decreto sicurezza del ministro Salvini. Come passano gli anni, ma come non cambiano le sembianze dei lupi travestiti da agnello, vien da dire.

Certo, la questura ha smentito il blitz all’ufficio anagrafe, ma resta il fatto che un tempo erano proprio i sindaci guerrieri, che facevano obiezione alle leggi del governo, a rappresentare la punta di diamante della Lega. Maroni lo diceva, era il 2012: invitava alla disobbedienza contro l’Imu e il patto di stabilità. “Voglio sindaci guerrieri”, gridava l’allora segretario leghista.

Ma nessun ministro si sognò di mandare la Digos nei municipi. O di rifiutare il dialogo invece aperto da Conte con l’Anci.

Chi era in via Bellerio, nel settembre del ’96, come il direttore del quotidiano lindipendenzanuova, tornata a casa con la camicia a brandelli solo per il fatto di essere stata lì, ricorda l’europarlamentare Mario Borghezio gridare “Pinochet Pinochet, libertà! Libertà!”. Oggi cosa occorrerebbe urlare, a parte la rotazione a 360° della Lega sulla destra?

Coordinatore regione Veneto Grande Nord

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