Quando Bossi ribadiva: Siamo nati per liberare il Nord, il nemico non è Bruxelles

bossi tolkien

 

Quante anime ha la Lega? Ma, soprattutto, quale Lega? Perché c’è quella di Salvini, che non rinnega l’alleanza con i nazionalisti della Le Pen. E non vuole sentirne parlare di Europa alla Merkel. Poi c’è quella della vecchia guardia, e degli antibossiani pentiti, che rimpiangono il vecchio Capo, che lo dice chiaramente: la Lega non sarà mai un partito nazionale. E spiega, Bossi, che il nemico è interno, non è l’Europa… Poi c’è Maroni che rilancia a Pontida il lombardoveneto, l’affinità elettiva di quel che resta di un progetto di macroregione. Infine c’è Calderoli che ribadisce: l’articolo 1 dello Statuto, l’indipendenza della Padania, quello nessuno lo tocca. Chiaro, no? Un magma interno mica male.

Di secessione, di Padania, parlarne con esplicita chiarezza,  a dirla tutta, c’è rimasto il Senatur.

Che dice (Pontida 2016): “Ho visto lo striscione che dice Italia di merda. Noi veniamo da un periodo difficile, la Lega non era più né carne e né pesce. Sembrava un anfibio. Spero che da questa Pontida abbia chiarito un po’ le cose, abbia chiarito quale deve essere la via”.

E aggiunge l’ex leader, in forma: “Io ho studiato in questi mesi, con molta attenzione, la Lega – aggiunge – . Era in un momento di grande confusione . Ma la Padania vive nel cuore e nella testa della gente, ed è difficile tirarla fuori. La potenza – ribadisce – è nascosta nella testa e nel cuore della gente del nord. La Lega sarà sempre pronta ad aiutare chi vuole conquistare la propria libertà nel proprio paese – conclude Bossi – . E’ fondamentale che il Nord conquisti la propria libertà”.

“La Lega non potrà mai diventare un partito nazionale. La parola d’ordine che mette in ginocchio lo Stato è: Padania libera. La Lega è stata fatta per la libertà del Nord dall’oppressione del centralismo italiano, non per altri motivi”.

Platealmente chiaro: tutto il resto, non ci interessa. Il nazionalismo non interessa, le ruspe non interessano, non bastano. Conta liberare il Nord. E poi, con un colpo di reni altra tuonata contro il mantra no euro: “Troppo spesso si sente parlare di uscire dall’euro, ma i fatti dicono che l’Italia si porta via 100 miliardi di euro e l’Europa due: chi è dunque il nemico? State attenti a tirare le conclusioni così”.  Va tutto bene? “A volte i dirigenti devono essere richiamati dai veri proprietari, i militanti”.

Insomma, le ha suonate al segretario, ai vertici: basta con il no euro, basta con la Le Pen, libera questo Nord e fai il tuo mestiere che è puntare all’indipendenza, all’autonomia. Fiscale. Quella che persino Parisi ha reclamato l’altro giorno alla sua convention. Ha parlato come avrebbe parlato un leghista, anni fa. E Salvini? Salvini risponde che non sarà mai servo dell’amico di Umberto (e Parisi) Berlusconi, e che non rinnegherà mai l’alleanza antieuropa con il Fronte Nazionale di Marine Le Pen.

Dalle trote agli anfibi, alla Lega in stato confusionale, a Roma più nemica di Bruxelles. Linguaggio da Mezzogiorno di fuoco. A Calderoli che richiama al dogma dell’indipendenismo a Maroni che rafforza l’asse con il Veneto. Altro che cazziatoni. Cosa bolle nella pentola della Lega?

 

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