Protesta nazionale emittenti locali: passaggio a DVB-T2 costo per famiglie

All’indirizzo https://youtu.be/2PB36LLcJ8o la protesta nazionale delle emittenti locali in diretta a reti unificate condotta da Linea 1 Arezzo dalle ore 11 alle ore 13. A partire dalle 11 e fino alle 13, infatti, centinaia di emittenti radio e tv locali italiane sospenderanno le proprie trasmissioni per connettersi a reti unificate dal Sud al Nord Italia per esternare la propria protesta in difesa del pluralismo e della liberta’ d’informazione.

La protesta avverra’ in occasione della riunione del Tavolo di coordinamento TV 4.O convocato per oggi, alle ore 11, dal Ministero dello Sviluppo Economico. In rappresentanza della REA interverra’ Gabriele Betti, Segretario Nazionale settore tv, il quale esporra’ al Governo, al Ministro Patuanelli e al Sottosegretario Mirella Liuzzi, il punto di vista delle 900 piccole e medie imprese radiotv sull’ingannevole procedura con cui sta procedendo il Governo per realizzare un nuovo oligopolio della comunicazione in violazione dell’articolo 21 della Costituzione, del diritto alla libertà d’impresa e del lavoro. Nel mirino, in particolare, il modo con il quale verrà attuato il passaggio alla nuova televisione DVB-T2 con le conseguenti ricadute negative sul bilancio delle famiglie.

Una protesta “per salvare la liberta’ e il pluralismo dell’informazione sotto attacco dei poteri forti in previsione dell’introduzione del digitale televisivo terrestre DVB – T2 e del 5G”. L’operazione DVB-T2, spiega in una nota l’associazione REA – Radiotelevisioni Europee Associate, e’ inopportuna per il cittadino e per gli editori radiotelevisivi in un momento di grave crisi economica e pandemica, accade dopo solo 10 anni da quella del digitale DVB-T1 dove furono spesi piu’ di due miliardi di euro per favorire i colossi dell’elettronica di consumo, i telefonici e i duopolisti della comunicazione. Anche in questa occasione di impropria evoluzione tecnologica ad avvantaggiarsene saranno i telefonici del 5G e i neoliberisti della comunicazione nazionale e mondiale. A soffrirne saranno certamente quelle 900 emittenti locali alle quali sono state sottratte d’imperio le loro frequenze e privati del sostegno economico necessario per mantenere il pluralismo informativo e per la quale sofferenza sono a rischio 4000 posti di lavoro.

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