E’ diventato di moda, insieme all’abbigliamento griffato, le vacanze estive alle Maldive e quelle invernali a Cortina, definirsi “progressisti”. E’ ormai talmente diffusa, questa parola, che vale la pena di sottoporla ad una certa analisi, per vedere se, per caso, non venga utilizzata prevalentemente a sproposito.
“Progressismo” è il desiderio di miglioramento di una situazione esistente, in modo da ovviarne agli eventuali inconvenienti. Questo è il significato dato da un qualunque dizionario. Ma, a questo punto, mi si faccia conoscere chi non è d’accordo sul desiderio di migliorare. In contrapposizione viene usato il termine di “conservatorismo” dato alle persone che, pervicacemente, non desiderano un miglioramento. In realtà si tace il significato vero che si ha dei due termini.
Progressista , nel senso forzato che si da oggi, è colui che sostiene il cambiamento ossia un’idea nuova a prescindere dalla sua validità, mentre conservatore è colui che sostiene la conservazione appunto a prescindere dalla dimostrata necessità di ovviare ai difetti. Come per un altro termine (razzismo) il cui significato è stato ampiamente cambiato per comodità di chi lo usa l’errata interpretazione dei termini ha generato addirittura due categorie immutabili: i conservatori ed i progressisti.
Ogni attività umana deve progredire, questo è certo. Senza idee nuove si ha solo stagnazione, ma non è detto che ogni idea nuova sia valida e debba essere adottata solo perché nuova. Quante idee nuove si sono rivelate immani cavolate. Pensate solo allo stuolo degli inventori del moto perpetuo, che ogni momento si rinnovano con “nuove idee”. Meglio quindi analizzare le novità, alla luce di solide basi scientifiche e se ritenute valide adottarle, ma se non riconosciute per tali , meglio conservare l’esistente. Nel settore della ricerca è buona prassi puntare al futuro, al nuovo, ma con i piedi saldamente piantati sull’esistente collaudato. Non è detto, pertanto, che coloro che sostengono a priori ogni idea, qualsiasi purché nuova siano da considerarsi salvatori della patria.
Oggi, inoltre, si tende a far considerare i progressisti personaggi che hanno sempre ragione. Chi pratica tale moda? Ci sono intere categorie di persone per le quali la pubblicità è indispensabile per fare carriera e, raggiunto un certo livello, mantenere la posizione. Per questi personaggi il presenzialismo è una dote indispensabile. “Parlate male di me, ma parlate di me !”, è la prassi ricorrente. Giudici, maitre a penser (per i quali qualcuno dovrà pure spiegarmi l’area di pensiero che occupano nonché l’utilità del medesimo), giornalisti, artisti, ossia tutti coloro che vogliono tassativamente, costi quello che costi, essere considerati “ in linea”. Vi sono ad esempio registi i cui film, quando battono ogni record, hanno una decina di spettatori (compresi i famigliari), eppure sono tuffati nel “progressismo”. Non potrebbero pensare a produrre film meno spazzatura invece di dedicarsi ad altro?
Invece, pensate (!) se dovessero arrivare extraterrestri da un qualche pianeta sinora ignoto, state tranquilli che i progressisti sarebbero pronti, all’unisono, a dichiarare questi come appartenenti ad un mondo assolutamente migliore del nostro e, non conoscendo le loro intenzioni, sarebbero disposti a giurare che non desidererebbero altro che a farsi governare da questa gente. Negli incontri tra terrestri la prima domanda che i progressisti porrebbero: sei pro o sei contro gli extraterrestri? Poi magari gli extraterrestri ( lo dico per pura ipotesi) avrebbero come unico desiderio quello di sterminarci tutti, ma, comunque” “sarebbero un arricchimento”.
Ultimo, ma non trascurabile esempio, quello evidenziato dall’elezione del nuovo Papa. I progressisti desideravano soltanto un “Papa negro”, magari cretino, ma “negro”, mentre le persone normali desideravano che venisse eletto un Papa valido, a prescindere dal colore della pelle.