Era nei titoli dei tg: Umberto Bossi rischia una condanna di 2 anni e 3 mesi di carcere per i circa 500 mila euro di rimborsi elettorali che avrebbe distratto tra il 2008 e il 2011 dalle casse della Lega Nord e poi utilizzato per una serie di spese personali sue e dei suoi più stretti familiari. A tanto ammonta la pena chiesta per il fondatore del Carroccio dal pm di Milano Paolo Filippini. Nel corso della sua requisitoria, il magistrato ha anche chiesto una condanna di 2 anni e 6 mesi per l’ex tesoriere Francesco Belsito e di 1 anno e 6 mesi per Renzo Bossi, l’ex consigliere regionale lombardo che suo padre stesso soprannominò “il trota”. Riccardo Bossi, l’altro figlio del Senatur, è invece già stato condannato a 1 anno e 8 mesi con giudizio abbreviato. L’accusa, per tutti gli imputati, è appropriazione indebita.
Fin qui la cronaca e il clamore mediatico che ne consegue. Ma la stampa dimentica, così come i detrattori di Bossi e dei suoi familiari, che altri amministratori, anche nel medesimo ambito politico, sono a processo per le rimborsopoli regionali in Lombardia e rischiano da 4 a 10 anni per peculato. Più di Bossi.
I consiglieri regionali rischiano dunque di più. Ma non si può dire, scrivere o ricordare.