di Roberto Bernardelli – Milano, ovvero Roma? In quella che si annuncia la più popolare prima della Scala in diretta su Rai 1 – a cantare l’inno nazionale all’inizio della trasmissione saranno gli stessi lavoratori del teatro. E’ quello che ci racconta la stampa.
A seguire, ci saranno ‘A riveder le stelle’, uno spettacolo dunque non un singolo titolo d’opera che in programma include alcune delle più famose arie come Nessun dorma, che era uno dei cavalli di battaglia di Luciano Pavarotti, l’Habanera dalla Carmen e Una furtiva lacrima dall’Elisir d’amore.
Ma perché, insieme all’inno, non c’è anche un omaggio alla milanesità, all’anima di un Nord che esiste e resiste e rappresenta l’aspetto di resilienza più significativo con le sue imprese e i suoi lavoratori, a questa guerra pandemica? Vorrei ricordare sommessamente la preghiera dell’arcivescovo di Milano, mons. Delpini, sul tetto del Duomo al cospetto della nostra Madonnina. L’abbiamo già dimenticato o la sacralità di alcuni momenti che hanno valore anche laico e universale, sono solo marginali? Perché se persino la commissaria europea ha detto di recente “Milan l’en gran Milan…”, a ribadire la forza di una terra, perché appunto anche la Scala non ha il coraggio di rendere omaggio alla città, alla gente, al popolo, simbolo di una resistenza che dura da un anno, epicentro suo malgrado di una guerra ad armi impari? Attendo risposte.
Onorevole Roberto Bernardelli, Presidente Grande Nord