di GIORGIO TEANI – Nelle ultime 24 ore e ancora oggi il maltempo sta colpendo i settori prealpini della Lombardia, su buona parte del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e della Liguria, su tutto il territorio del Trentino Alto Adige e su parte dell’Abruzzo. L’allerta è rossa nella intera gioranta di lunedì 29 ottobre 2018.Quantificare le spese per i danni subito non è immediato, ma tutte le forze politiche considerano il problema del dissesto idrogeologico una delle grandi emergenze nazionali, con grandi campagne di sensibilizzazione, ma se le Regioni e gli enti locali non hanno ancora creato un parco progetti adeguati, allora sforzi, leggi e dichiarazioni sono inutili. Bisogna anche dire che Regioni e Comuni che non presentato progetti esecutivi non l’hanno fatto perché non è possibile affidare la progettazione esecutiva di un’opera se questa non è stata finanziata.
Bisognerebbe partire proprio da qui: dai livelli di responsabilità.
Perché è evidente che l’emergenza idrogeologica ha raggiunto condizioni talmente elevate da richiedere, ormai, soluzioni straordinarie. Gli esperti affermano che i mutamenti climatici obbligano a ripensare politiche, culture, modelli, stili di vita. La prevenzione non può continuare ad essere una parola vuota, uno slogan, il ritornello da consumare nei convegni e nei forum scientifici, e magari utile ad occupare qualche riga nei programmi elettorali. Una vera cultura della prevenzione è qualcosa di più vasto e profondo. Implica una presa di coscienza collettiva, una grande e forte azione della politica, la consapevolezza di una priorità assoluta , la costanza nel dare continuità a progetti, ad
opere, agli interventi che si decidono e si finanziano. Ci vorrebbe una autorità a governare il sistema, o qualcosa di simile. Non è la prima volta che il nostro territorio richiede continue e straordinaria opere di manutenzioni a valle di eventi naturali catastrofici. Durante il periodo rinascimentale, per esempio, tutta l’Italia settentrionale fu coinvolta nella grande impresa della redenzione dei suoli di pianura, difettosi e messi a rischio dal regime delle acque. A risolverlo concorsero i maggiori scienziati e tecnici del tempo, a cominciare da Leonardo Da Vinci, che elaborò progetti e studi non solo per la Val Padana, ma anche per il bacino dell’Arno e per le Paludi Pontine. L’assetto che ne derivò restituì fertilità alle terre, sviluppò l’agricoltura e offrì sistemazione e incanto alle colline toscane.
Il paesaggio di quelle regioni divenne motivo di ammirazione e rinomanza per i visitatori stranieri. Montaigne dedicò pagine superbe a quei luoghi nel suo Journal de voyage . Ancora. Nel primo quarto del secolo XX, le bonifiche dei terreni pianeggianti e collinari si estesero a gran parte della Penisola. Nel Veneto venne realizzato il canale della Vittoria, derivato dal Piave, con cui si resero irrigui 30 mila ettari; altre bonifiche di prosciugamento interessarono il Friuli, l’Emilia, la
Maremma, L’Agro Romano. Si procedette all’invaso delle acque in grandi laghi artificiali: del Tirso in Sardegna, di Muro Lucano in Basilicata, di Val d’Arda e Val Tidone in provincia di Piacenza. Con la legge Serpieri del 1924, la qualifica di “bonfica” venne estesa a tutte le trasformazioni fondiarie ritenute di pubblico interesse. Fu una vera rivoluzione.
Nei confronti del suolo si mirava, con quella legge, ad una azione complessiva , enormemente migliorativa; i sistemi di bonifica venivano classificati, e specificate le opere idrauliche necessarie per lo sfruttamento fondiario. Per la prima volta la bonifica integrale dei suoli veniva regolata e coordinata. Poi, con il passare degli anni, quella cultura si è affievolita. Lo spopolamento delle campagne, la forsennata urbanizzazione , la cementificazione, l’assenza di piani adeguati, terreni sempre più incolti, folli disboscamenti , carenza di risorse, per citare soltanto alcune delle cause più manifeste, hanno procurato danni enormi. In molti casi irreversibili. Saranno pure mutati i tempi rispetto alle epoche richiamate, ma una cosa è certa: allora non mancarono né le menti né la determinazione.
Responsabile Giovani Grande Nord- I Guerrieri del Nord