di REDAZIONE
Repsol, società petrolifera spagnola, che da pochi mesi ha iniziato le perforazioni a 1700 metri di profondità, nelle acque antistanti la capitale cubana, che fanno parte della Z.E.E. (Zona Economica Esclusiva), ha annunciato che un pozzo è stato chiuso perché privo di petrolio. Tuttavia, come riferisce un portavoce della compagnia petrolifera è ancora presto per dichiarare se il progetto è completamente cancellato. Posso confermare che il pozzo di Repsol in Cuba non ha dato l’esito sperato e che stiamo procedendo nel chiudere ed abbandonare il pozzo” ha dichiarato il portavoce di Repsol a Reuters.
Repsol, solamente pochi mesi fa, firmò un contratto con l’italiana Saipem (società di Eni costruttrice di infrastrutture per il settore petrolifero) per l’affitto della piattaforma petrolifera Scarabeo 9, pattuito in 15 milioni di dollari mensili ( 511,000 al giorno) .
La società petrolifera spagnola affiancata dalle compagnie Statoil-Hydro (Norvegia), e Ongc (India) ha in concessione 4.500 chilometri quadrati, ossia 6 blocchi della Z.E.E sui 59 a disposizione per le attività estrattive.
Uno studio del servizio geologico degli Stati Uniti (Usgs) realizzato nel 2004, ha calcolato che le riserve di petrolio cubano nelle acque del Golfo del Messico ammonterebbero a 4,6 miliardi di barili. Tuttavia le stime dei specialisti cubani, ben più ottimistiche dei loro omologhi statunitensi sarebbero nettamente superiori: 20 miliardi di barili.
L’abbandono di Repsol e soprattutto una sottostimata quantità di petrolio, sarebbero un duro colpo per il governo cubano, e per la sua speranza di poter arrivare alla tanto voluta indipendenza energetica.
La compagnia petrolifera spagnola, sicuramente non per spirito solidale, ma in odore di lauti guadagni, ha combattuto contro diversi problemi per potersi posizionare nelle acque cubane. Il primo problema con il quale si è scontrata fu l’embargo commerciale, che da oltre mezzo secolo viene applicato dagli Stati Uniti contro Cuba e che tra le varie cose da anche un limite sull’uso della tecnologia made in USA nell’isola. Poi, non da meno, le “ire funeste” degli anticastristi cubani che accusarono Repsol di voler aiutare Cuba e la politica castrista, e la forte preoccupazione degli ecologisti, allarmati dalla troppa vicinanza con l’incidente nefasto avvenuto nel 2010, che vide una enorme fuori uscita di greggio dalla piattaforma petrolifera Deppwater Horizont.
Cuba attualmente, produce secondo le ultime stime 4 milioni di tonnellate di petrolio annuo assolutamente non sufficienti per la richiesta interna. L’isola caraibica per arginare tale mancanza riceve quotidianamente 100.000 barili dal Venezuela, suo principale alleato e socio commerciale.
Fonte originale: www.thisiscuba.net