di MARCELLO RICCI – In fondo desta compassionevole tenerezza quel Matteo Renzi che incurante dei gravi problemi che terremotano il Paese, non solo con le scosse telluriche, estrae dal vaso delle menzogne, come un prestigiatore, la costruzione del ponte sullo stretto di Messina. Ha preferito il ponte alla Salerno- Reggio Calabria. Di fatto, c’è un centro permanente che studia da anni il problema. Studia e costa. Le speranze delle Olimpiadi di Roma Capitale sono svanite per merito di una giovane donna con le palle che si chiama Virginia Raggi. Se non ci fosse stato il gran rifiuto, il Giupì fiorentino, fecondo di fluide idee e di battute ad effetto senza concetto, si sarebbe tuffato a pesce nell’olimpico progetto.
Il ponte sullo stretto, meglio di niente. Tutto considerato di “niente “ è ben dotato. L’importante non è fare, ma arrivare con le illusioni al referendum che per lui sarà la ghigliottina. Un solo passaggio elettorale (quello di sindaco di Firenze) l’ha proiettato a Palazzo Chigi, aiutato dalla fama di rottamatore. Non essendo riuscito a rottamare alcuno con briciolo di dignità, per non perdere la faccia, rottama se stesso e la sua squallida corte.