Perché l’Italia deve decidere d’imperio il destino del Nord?

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di RICCARDO POZZI – Quattro domande alla nostra coscienza.

1- Se in una nazione, una parte del territorio decide per via democratica di volere un destino di maggiore autonomia rispetto al resto del paese, è giusto che la maggioranza della nazione lo impedisca e lo neghi senza possibilità di replica, dichiarando inaccettabile la volontà di quel territorio? In sostanza il destino di una regione all’interno di una nazione può essere deciso dalla maggioranza dei cittadini di tutte le regioni o dalla maggioranza dei cittadini della sola regione che chiede i cambiamenti?

2- Se uno stato che lascia quattro delle sue più popolose regioni militarmente in mano alla criminalità organizzata, con tanto di mandamenti, aree familistiche, ‘ndrine e sottopotentati perfettamente conosciuti dalle forze del’ordine e con procedimenti giudiziari nei quali si ipotizzano patti tra stato e mafie, questo stato possiede l’autorità morale di pretendere il rispetto della legalità a tutti gli altri cittadini?

3- Se un regime fiscale arriva a prelevare (tra tassazione e previdenza) oltre il 70% degli utili di un lavoratore, dobbiamo continuare a considerarlo uno stato etico, moralmente legittimato a qualunque imposizione, o è legittimo che ci sorgano dubbi sulla sua autorità?

4- I diritti che una parte dei cittadini ha acquisito grazie ad un improprio varo di leggi promulgate nella perfetta consapevolezza di una loro insostenibilità futura, ad un malato scambio elettorale di favori tra alcune categorie di cittadini e il potere politico, alla irresponsabile ricerca di consenso da comprare, è ancora un diritto acquisito o uno stato più consapevole ha il dovere di rinegoziare quei diritti?

“Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me.” I. Kant

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