Perché gli Usa non cambiano legge elettorale e noi ne facciamo una pessima ad ogni elezione?

elezionidi ROBERTO PISANI – L’avvicinarsi delle tornata elettorale di metà mandato negli USA mi ha spinto ad una riflessione: ma da quanto tempo gli Stati Uniti d’America hanno quel sistema elettorale? Possibile che da noi la si debba cambiare ogni volta che si vota?

Proporzionale, maggioritario, premio di maggioranza alla coalizione o alla lista, soglia di sbarramento, mattarellum, porcellum e porcate varie (definizione usata, ricordiamo, dal leghista Calderoli relatore di quella legge), collegi ridisegnati ogni volta e diversi per Camera e Senato… E ogni volta ci sentiamo dire: prioritaria la nuova legge elettorale! Peccato che poi dalla priorità si passa puntualmente ad un’approvazione in estremis perché, come spesso succede, la corte costituzionale dichiara illegittima la legge (in genere con almeno due anni di ritardo) e non si può rivotare con quella.

E allora la corsa a presentarne una nuova che, puntualmente, blocca i lavori del Parlamento per mesi.

Ma perché non si riesce a farne una buona, costituzionale, definitiva e si usa sempre quella per Camera e Senato?

La sensazione è che i partiti usano tutto questo strategicamente nel tentativo di trarne il maggior vantaggio in termini di seggi parlamentari, cercando di raggirare o comunque sfruttare il consenso popolare, fregandosene del volere dei cittadini, prospettando loro uno scenario che possano, in qualsiasi momento e a loro discrezione, cambiare.

Quello che è successo dopo le ultime elezioni ne è l’esempio lampante: due forze che in campagna elettorale si sono dette peste e corna uno contro l’altra, l’una che si è presentata come parte principale di una coalizione, l’altra che ha ribadito più volte che non si sarebbe alleata con nessuno, si trovano all’improvviso d’accordo al punto di stilare assieme un contratto, come fanno i migliori soci in affari.

E l’affare, naturalmente, l’hanno fatto i loro rappresentanti in Parlamento che si sono trovati sotto al deretano una poltrona dorata, pagata profumatamente, alla quale, nel caso di mancato accordo tra le parti, avrebbe dovuto rinunciare, con la spada di Damocle del vincolo del secondo mandato che li avrebbe costretti a vedere i lussuosi palazzi solo in fotografia.

Ma torniamo alla domanda precedente: perché non risolvere il problema una volta per tutte con una legge elettorale definitiva? Semplice: la legge elettorale è scritta ad uso e consumo della maggioranza che aspetta sempre all’ultimo momento per approvarla e lo fa solo dopo aver consultato tutti i sondaggi, tagliando, accorpando, spostando e scorporando collegi territoriali con l’unico scopo di trarne il massimo profitto.

Questa è la democrazia ragazzi, o almeno così ci vogliono far credere.

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