di MONICA RIZZI – La recente decisione di alcune regioni del Nord, Lombardia in testa, di lasciare a piedi chi va al lavoro in auto non potendo contare sull’efficienza dei trasporti locali, mettendo al bando i diesel fino all’euro 3, propone l’immagine di una Padania che esiste sulla carta solo per le polveri sottili. Il problema è reale. Ma a pagare sono i cittadini davanti all’inerzia delle istituzioni, capaci solo di introdurre divieti anziché alternative.
L’area più colpita in Italia dal problema delle micro polveri si conferma quella della Pianura Padana, con Brescia, Monza, Milano, ma anche Torino, che oltrepassano il limite fissato a livello Ue di una concentrazione media annua di 25 microgrammi per metro cubo d’aria, sfiorata invece da Venezia. Considerando poi la soglia ben più bassa raccomandata dall’Oms di 10 microgrammi per metro cubo, il quadro italiano peggiora sensibilmente, a partire da altre grandi città come Roma, Firenze, Napoli, Bologna, arrivando fino a Cagliari.
Ma la zona più inquinata d’Italia è la Pianura Padana. A ribadirlo diversi studi che stimano come ogni abitante perda in media da 2 a 3 anni di vita a causa dell’inquinamento. A causa dello sforamento delle soglie fissate dall’Oms per la quantità di inquinanti nell’aria, in Lombardia ogni anno muoiono 300 persone, l’80% delle quali (circa 230) nella sola Milano. Questo dato considera unicamente gli effetti «acuti» dell’inquinamento, e non prende in considerazione l’impatto maggiore dovuto all’esposizione cronica.
In tempi non sospetti per il blocco delle auto, Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano, IEFE – Università Bocconi e Associazione Peripato, avevano spiegato come “Il dato più importante – secondo Pier Mannuccio Mannucci, direttore scientifico del Policlinico – è il marcato miglioramento della qualità dell’aria attraverso la riduzione della componente del particolato chiamata black carbon, che è considerata la più nociva per la salute dell’uomo per la sua elevata capacità di superare la barriera polmonare ed entrare nella circolazione del sangue. Anche durante le domeniche senza traffico, tanto criticate per la loro inefficacia nel ridurre le concentrazioni globali di PM 10, è stata ottenuta una riduzione del black carbon del 78% in paragone a precedenti domeniche con traffico normale e simili per condizioni meteorologiche».
Non c’è dubbio che le auto inquinano, ma è anche evidente che sono decenni che si gira attorno al problema senza costruire parcheggi, senza offrire mezzi di collegamento tra stazioni e centro città, e che le ferrovie lombarde, nello specifico, sono anche quelle dove i manager sono superpagati mentre la manutenzione della rete è quella che parla di disastri con deragliamenti e vittime. Alla fine, il tappo è sempre politico e burocratico. La scorciatoia è sequestrare i mezzi privati a chi lavora e caricarli sui carri bestiame le sei del mattino.
Sarà trito e ritrito ma con il residuo fiscale, la macroregione del Nord potrebbe costruire ponti sospesi e navicelle spaziali. Invece, con le polveri sottili girano solo balle spaziali.