E’ il 23 marzo 2020. Il covid regna sovrano. E la Lombardia che fa? In un servizio de lindipendenzanuova c’è tutto lo spaccato di una amministrazione che si muove in ordine sparso e confuso.
I lombardi lo hanno già rimosso? E’ vero che chiodo schiaccia chiodo e che dopo il covid è arrivata pure la guerra, ma non si può fare a meno di rileggere almeno le cronache di quei tempi così illuminanti!
Buona lettura.
di Roberto Bernardelli – La confusione regna sovrana. In un sabato sera e in una domenica di marzo, abbiamo assistito all’ennesima tragedia lombarda e alla commedia all’italiana. Una tragedia vedere che il proprio governatore non ne infila una giusta. E una commedia perché a colpi di decreti il premier senza il Parlamento decide, rallenta, stringe, vieta, contingenta.
Ma a noi in questo momento interessa di più la questione di casa. Perché è qui che viviamo e vorremmo qui essere ben amministrati.
Invece…. invece in Lombardia non puoi camminare o correre da solo ma il ministero invece dice che lo puoi fare nei pressi di casa.
Il governo non chiude gli alberghi tou court. Anche perché dove li mettiamo quelli che sono in giro vuoi per fini istituzionali vuoi per motivi di lavoro autorizzati dal governo? Li facciamo dormire in auto? Una competenza decisamente governativa, che però il presidente lombardo ha avocato a sè. Magari qualcuno spieghi che gli alberghi svolgono anche una attività di pubblica utilità, non sono materassi su cui dormire.
Uffici tutti chiusi, dice Fontana sabato sera. Beh, nel leggere invece le disposizioni del giorno dopo molti lavoratori scoprono che devono o possono recarsi al lavoro.
Una schizofrenia da prestazione legislativa che in un momento in cui si decide della salute pubblica lascia interdetti imprenditori, cittadini.
Ne vogliamo una riprova?
Ecco Fontana ieri sera su Canale 5.
*Coronavirus: Fontana, governo dica chiaramente che ordinanza regionale vale su suo decreto*
Laddove l’ordinanza di Regione Lombardia e’ piu’ stringente rispetto al decreto emanato dal governo, secondo il presidente lombardo Attilio Fontana e’ la prima a valere. Il governatore, pero’, chiede che sia l’esecutivo a chiarire questo punto, per evitare impugnazioni. “Noi il nostro provvedimento l’abbiamo preso e ho dato l’incarico ai miei giuristi di capire se la mia ordinanza continua a rimanere in vigore nonostante ci siano dei contrasti rispetto al provvedimento del governo. La prima risposta e’ stata che laddove l’ordinanza e’ piu’ rigorosa di quella del governo e dato che la finalita’ e’
quella di tutelare la salute della mia cittadinanza, secondo il primo parere che mi e’ stato dato, vale la mia ordinanza. Pero’ se il governo me lo dicesse, eviteremmo di fare qualche ricorso per impugnare il mio provvedimento. E anche per dire chiaramente ai nostri cittadini cosa si puo’ fare e cosa no”, ha detto Fontana intervenendo al programma “Live –
Non e’ la d’Urso” su Canale 5. (Agenzia Nova)
Altri esempi su cui inciampa Fontana?
Nel giochino domanda e risposta sul decreto sul sito di Palazzo Chigi, alla domanda
“Gli alberghi, i bed and breakfast e le altre strutture ricettive devono restare chiusi?” la risposta è….
No, non è prevista la sospensione delle attività delle strutture turistico-ricettive di alcun tipo. Alberghi, bed and breakfast, agriturismi, case vacanze e affittacamere possono quindi proseguire regolarmente la propria attività.
E’ materia del governo, non del governatore.
E’ invece suo compito e suo dovere ricordarsi di chiedere cosa ne è dei 56 miliardi di residuo fiscale lombardo. Ecco, questo non lo affronta mai, il governatore.
Vuole giocare all’autonomia e prende la strada della fantasia.
Poi veniamo alla spesa…..
La Lombardia vieta di varcare la soglia del proprio Comune?
Ecco cosa dice Palazzo Chigi sulla mobilità.
È obbligatorio fare la spesa nel proprio comune di residenza o è possibile farla anche nel Comune limitrofo?
No, ma si deve fare la spesa nel posto più vicino possibile a casa o, per chi non lavora a casa, al luogo di lavoro. Infatti, gli spostamenti devono essere limitati allo stretto necessario sia tra Comuni limitrofi che all’interno dello stesso Comune.
Qualora ciò non sia possibile (ad esempio perché il Comune non ha punti vendita), o sia necessario acquistare con urgenza un bene non reperibile nel Comune di residenza o domicilio, o, ancora, il punto vendita più vicino a casa propria si trovi effettivamente nel Comune limitrofo, lo spostamento è consentito solo entro tali stretti limiti, che dovranno essere autocertificati.
Potremmo andare avanti all’infinito.
Poi se vogliamo chiudere il cerchio ecco cosa diceva Salvini, il Capitano scienziato, a fine febbraio.
Dal Carnevale alla Quaresima.
Certo non è da meno il premier Conte che afferma tutti a casa. Però poi trovi nel sito del governo la possibilità di spostarti nel Comune limitrofo, mentre il ministro dell’Interno vara una ordinanza il 22 marzo che sancisce il divieto assoluto di uscire dal proprio Comune.
Tutto a posto? No. Prendete ad esempio il sindaco di Pieve Emanuele, grande comune a Sud di Milano. Il prefetto di Milano ha infatti stabilito che ci si può spostare per la spesa anche nei centri limitrofi…
E il prefetto, riporta il sindaco Festa, ha riportato questo:
Abbiamo ricevuto tutti la stessa risposta dalla Prefettura:
Gent. Sindaco
gli approvvigionamenti di beni di prima necessità sono considerati indispensabili, pertanto, se nel proprio comune non sono disponibili di deve ritenere necessitato lo spostamento nei comuni limitrofi.
Cordiali saluti.
Governatore Fontana, dispensa più autonomia il prefetto che la Regione. Mai avrei pensato…