di BENEDETTA BAIOCCHI
Per Berlino la questione settentrionale un tempo era ancora aperta, la spinta indipendentista è viva e ha due protagonisti: il Veneto e la Padania. Ma non lo diceva il partito bavarese, lo scriveva e documentava due autunni fa il periodico della sinistra tedesca. Come a dire, i compagni non tradiscono il sentire del popolo. Nell’uscita del periodico “Compact”, veniva dedicato un intero reportage sugli indipendentismi in Europa. Catalani…. presenti! Baschi… presenti! Scozzesi… presenti! Bretoni… ops.. assenti! Si vede che la loro voce sta diventando flebile, forse colpa dell’oscuramento lepeniano in voga. Poi, ancora… Veneti… presenti! Padani… presenti. Almeno sulla carta.
A disegnare una geografia delle indipendenze era il mensile Compact, edito dall’area del partito di sinistra Linke, nato dalla fusione tra il Partito della Sinistra e il movimento Lavoro e Giustizia Sociale – L’Alternativa Elettorale di Oskar Lafontaine, ex leader del Partito Socialdemocratico, oggi quarto partito tedesco. A guidare l’iniziativa editoriale il già responsabile della comunicazione del partito.
In Germania, la questione del Nord insomma è ben presente, più che ai politici del Nord, forse. L’eco è sostanziale, le istanze hanno ancora un peso e non sono morte e sepolte. In Italia parlare ancora di Padania è come rispolverare i dinosauri del museo. Il Veneto pronto al referendum è una questione di cui la politica non parla troppo, per Berlino è una delle vertenze indipendentiste più aperte in Europa. E lo riconosce persino la sinistra.
E allora i casi sono due: o i tedeschi sono fuori dal tempo e vivono nel passato, sono male informati, oppure è a Roma e nei mezzi di comunicazione italiani che la questione del Nord è superata dal renzismo o da un corso del leghismo e, persino, dallo stesso nuovo corso salviniano, che ha accantonato le frecce indipendentiste per accaparrarsi il consenso del centro e del sud.
Restano i fatti. In Germania uno “stato” del Nord è preso in considerazione, a Roma e al Nord (Italia), è roba superata. O, almeno, così conviene far credere.