di GIANLUIGI LOMBARDI CERRI – Sui vecchi (ma non troppo) vocabolari della lingua italiana alla voce “razzismo” compariva questa definizione: “Ritenere che una razza sia superiore ad un’altra e, pertanto, i governanti di questa razza si sentano autorizzati più o meno esplicitamente e a buon diritto (sic) come gestori, a tutti gli effetti , della razza cosiddetta inferiore”.
Oggi, per esclusivi interessi politici si è sbrigativamente stabilito che è da considerarsi razzismo anche solo non voler spartire, con una etnia diversa, niente se non il minimo indispensabile senza sopraffazioni di nessun tipo, ma rimanendo padroni in casa propria. Interpretazione talmente arbitraria da ritenere “razzista” un interista che non possa sopportare i milanisti (naturalmente in totale assenza di aggressioni fisiche o verbali). E talmente assurda rispetto alla logica che se io dico che gli afro-americani sono “atleti dello scatto” e i kenioti “atleti del fondo”, pur non essendo la maggioranza delle due etnie prevalentemente eccellenti non faccio nessuna dichiarazione razzista, mentre se dico che l’etnia rom è in misura notevole (non dico la maggioranza) ladra, faccio una dichiarazione razzista.
Analizziamo ora la situazione italiana. Impiegati pubblici, magistrati, forze armate e forze dell’ordine sono, al 70-80 % costituite da cittadini provenienti dall’Italia meridionale. In particolare per quanto riguarda due corpi armati, alpini e lagunari, si è provveduto, con un abile “tour de main”, ad eliminare la loro caratteristiche sostanziali. Alpini erano truppe scelte di montagna legate, a tutti gli effetti, al territorio di origine. Correttamente gli Alpini provenienti dagli Abruzzi sono sempre stati considerati Alpini perché molto simili (dal punto degli usi, dei costumi e della mentalità) ai loro colleghi settentrionali. Coloro che, pur non avendo origine in terre di montagna, avessero voluto, a seguito della leva, appartenere alle truppe alpine, dovevano presentare un curriculum di attività sportiva montanara. Altrettanto dicasi per i Lagunari. Poi cosa è successo? Semplice, si è abolita la leva obbligatoria, sostituendola col volontariato, ben sapendo che, in tali condizioni, si sarebbero invertite le condizioni di partenza. Risultato immediato: gli alpini non sono più tali. Mi è capitato, tra l’altro, di assistere, in montagna, a scene addirittura comiche dei “nuovi alpini”, sotto l’aspetto montanaro.
Come potremmo definire tutto questo? Applicazione surrettizia pura e semplice del razzismo vecchia maniera. I parlamentari fanno le Leggi ad uso e costume del Sud, i burocrati le applicano sempre con la mentalità del Sud e le Forze armate? Eh… queste sono lì per ogni evenienza perché, non si sa mai, se per caso la “razza inferiore nordica” avesse anche la più piccola intenzione di ribellarsi…
E le trasmissioni televisive? Potete controllare di persona. Su quattro persone presenti almeno tre provengono dal Sud Italia. E gli argomenti? I problemi da risolvere con urgenza sono quasi esclusivamente quelli del Sud. E gli intervistati? Anche! E i mezzi per risolverli? Prevalentemente aumentare le tasse che, tanto, verrebbero prevalentemente pagate dal Nord.
Da ultimo la lingua. Ormai la lingua ufficiale parlata non è più l’italiano e neanche il dialetto (o lingua locale) di una qualsiasi regione d’Italia, ma il romanesco-anglo-italiano, volto a scardinare il “predominio” toscano. Ed ora veniamo all’immigrazione. Come fare per mettere in schiacciante minoranza i cittadini del Nord? Semplice! Basta affiancare ai meridionali un numero crescente di extracomunitari nella speranza (illusione !) che questi obbediranno sempre agli ordini del Sud.
Volete una mia impressione? Siamo alla totale sopraffazione delle genti padane e delle loro cultura. Così almeno oggi, domani… chissà!