di Openpolis – A maggio sono stati nominati i nuovi consigli di amministrazione delle principali società partecipate dallo stato: Enel, Poste Italiane, Leonardo, Enav, Eni e Banca Monte dei Paschi di Siena (Banca Mps). Per queste ultime due è stato nominato anche il collegio sindacale.
Si tratta delle posizioni ai vertici delle più grandi aziende italiane, sia in termini di fatturato che di servizi offerti. Un traguardo importante nella carriera di un dirigente pubblico.
A prescindere dalla formazione e dalla carriera, arrivare a occupare ruoli di potere decisionale e di leadership è ancora appannaggio degli uomini.
Nei meccanismi di selezione della classe dirigente del nostro paese, in ambito economico così come in quello politico, le donne risultano molto spesso sottorappresentate e svantaggiate. Una dinamica che emerge anche dalle nuove nomine nelle principali aziende di stato.
Non tanto per una questione numerica, dal momento che tali società sono soggette alle quote di genere, ma per questioni qualitative. Da un lato, l’inaccessibilità per le donne alla carica di maggior rilievo e potere, cioè quella di amministratore delegato. Dall’altro, la minore inclusività nei cda e nei collegi sindacali. Per le donne risulta infatti più difficile che per gli uomini essere nominate negli organi sociali, se non hanno già avuto incarichi di rilievo in altre aziende.
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