di STEFANIA PIAZZO – Macerie. Un anno e poco più di governo gialloverde hanno lasciato uno sciame sismico fatto di povertà culturale, odio sociale, contrapposizione politica e ritorno della sinistra più a sinistra. L’agognata autonomia è un fantasma. Le riforme una barzelletta che confonde i soggetti, che ribalta la Costituzione.
In politica le regole del mondo civile e sociale valgono poco. O anche niente. Di solito due estremi si attraggono, per poi amalgamarsi, smussare gli angoli, le divergenze, e arrivare ad una moderazione vitale. Nella vita vale poi la legge della fisica: ci può essere osmosi, ma gli spazi sono e restano quelli che sono. Qualcosa si perde, qualcosa si aggiunge, ma un litro resta un litro. In politica, invece, e forse per la prima volta, due estremi si uniscono e si acuiscono. In altre parole, anziché trovare convergenze che riequilibrano i propri estremismi, Lega e5Stelle li hanno potenziati. All’ennesima potenza. Le guerre sante sulla sicurezza sono cresciute, quelle sul fronte assistenziale per una ideologica guerra di parità sociale pure. Figlie di due odi, di due intolleranze, quella sociale e quella razziale, le asperità di 5Stelle e Lega si sono insieme caricate a mille come una pila atomica.
Nella storia della politica non si era visto mai nulla di simile. Il paese era davvero in mano ad una banda di onesti? O piuttosto di estremisti dell’immigrazione e dell’uguaglianza da rivoluzione francese?
Le frasi che girano erano “me ne frego”, oppure “tra lo spread e il popolo preferisco il popolo”. Come se lo spread non fosse reale e il popolo un’aggregazione generica da citare e che magari la pensa diversamente.