Titoli di Stato in tensione con i rendimenti in rialzo, dopo le decisioni della Fed ed in vista delle prossime mosse della Bce. Lo spread tra Btp e Bund sale a 205 punti base, rispetto ad un avvio stabile a 200 punti. Il rendimento del decennale italiano sale al 3,19%. In aumento anche i tassi dei Paesi ‘periferici’ con quello spagnolo al 2,25% e quello greco al 3,56%.
– Lo spread tra Btp e Bund tedeschi a quota 200 punti base, con un rendimento del decennale sopra il 3%, riflette la percezione dei mercati di “un maggior rischio” nei confronti dell’Italia e potrebbe arrivare a costare alle casse pubbliche 5-6 miliardi in piu’ nei prossimi 12 mesi in termini di maggiore spesa per interessi. E’ la stima della Mazziero Research, societa’ di ricerca finanziaria indipendente. “Ogni punto percentuale in piu’ dal punto di vista dei rendimenti incide all’incirca tra i 3 e i 3,5 miliardi l’anno di maggiore spesa per interessi – spiega in un colloquio con l’Agi Maurizio Mazziero, fondatore della Mazziero Research – Se consideriamo che da un anno a questa parte il rendimento del Btp decennale non e’ aumentato dell’1%, ma di oltre due punti percentuali, il rischio e’ che si possa arrivare a una spesa, tra i 5 e i 6 miliardi in piu’ nei prossimi 12 mesi rispetto un anno fa. Ovviamente si tratta di stime soggette a un certo livello di incertezza”.
Secondo Mazziero, i fattori alla base della corsa dei rendimenti dei titoli italiani, sono legati primariamente alla Bce. L’Eurotower, “per emulazione con altre banche centrali – sottolinea l’analista finanziario – si avvia a una politica leggermente piu’ restrittiva, anche se ancora non ha chiarito in che modo e quando procedera’ con i rialzi dei tassi di interesse. Sicuramente quello che incide di piu’ e’ il mancato apporto di acquisti da parte della Bce sui titoli di Stato italiani e questo determina un rialzo dei rendimenti che riguarda particolarmente i titoli italiani perche’ noi abbiamo un elevato debito che continua a espandersi. Inoltre, dietro le quinte c’e’ anche un altro aspetto: i rendimenti maggiori – osserva Mazziero – comportano una spesa per interessi superiore e questo significa ancora piu’ instabilita’ sulla tenuta dei conti pubblici. Tutti i rendimenti italiani si sono alzati con entita’ differenti. Abbiamo uno spread di 200 punti con la Germania mentre la Spagna e’ intorno ai 110, quindi c’e’ una percezione di maggior rischio nei confronti dell’Italia data dal fatto che abbiamo questo ingente debito pubblico che non accenna a diminuire e che va costantemente finanziato. E’ vero che sono saliti anche gli altri rendimenti ma sono di meno”. Il punto, evidenzia ancora l’analista, e’ che “la Bce non compra piu’ cosi’ tanti titoli di Stato italiani ed e’ il mercato che deve far fronte a tutte queste emissioni. Se andiamo a vedere quello che e’ successo nel corso del programma Pepp, tutta la maggior emissione dei titoli di Stato fatta a fronte del maggior debito dovuto alle misure di sostegno all’economia, di fatto ha corrisposto a maggiori acquisti da parte della Bce. Oggi questo tipo di supporto non c’e’ piu'”.
Guardando oltreoceano, nel caso dei rendimenti del Tesoro Usa, rileva Mazziero, “abbiamo delle dinamiche differenti perche’ la politica della Fed e’ molto chiara: ha appena effettuato un rialzo dei tassi da 0,50 punti base, molto probabilmente ne fara’ altri due da 0,50 e comunque ha gia’ annunciato che fara’ una politica aggressiva e guardera’ piu’ all’aumento dell’inflazione piuttosto che al rischio di un rallentamento dell’economia. Ma la Fed – sostiene – potrebbe essere cosi’ aggressiva per avere piu’ armi nel caso di una recessione. E a quel punto se avra’ alzato molto i tassi di interesse avra’ margine per abbassarli. In Europa non e’ cosi’ perche’ la Bce non ha ancora toccato i tassi e, come si usa dire nel gergo economico-finanziario ‘e’ dietro la curva’, ovvero sta agendo in ritardo rispetto alle condizioni dell’economia”. Per Mazziero, i fattori di maggiore vulnerabilita’ dell’Italia non vanno ricercati nel tema gas. “Non penso che gli operatori guardino a quello – sottolinea l’analista – e’ chiaro che noi nel dover sostituire le forniture di gas andremo a spendere di piu’, perche’ dovremo importare del gas liquefatto che ci verra’ a costare di piu’, e dovremo mettere in atto piattaforme aggiuntive mobili. Ma gli operatori vedono piuttosto che ancora c’e’ un forte sostegno all’economia e ai privati da parte del governo, la spesa pubblica continua a restare elevata, non c’e’ alcun segnale di riduzione, e la spesa pubblcia va finanziata con le emissioni. Questo incrementa il rischio di mercato”.