di MARCELLO RICCI – Milano e Venezia nel 1848 si liberarono dal dominio austriaco e misero in moto altre insorgenze indipendentiste, pensando di trovare la libertà…. Il vento della libertà soffiò forte e come il fuoco si propagò dalle Alpi alla Sicilia. Anche il lottare per la libertà comporta dei rischi diretti e indiretti. Si concretò il pericolo, che popoli distanti e diversi, fossero indotti da interessati volponi (massoneria) a riunirsi sotto un’unica bandiera (Sabauda).
Per chiarezza un esempio: in una campagna referendaria le forze che si schierano per il No, come quelle per il Sì, sono eterogenee. Per il No, cittadini appartenenti a partiti molto diversi, uniti nella circostanza dalla necessità di vincere un referendum. Se a operazione conclusa, decidessero o fossero convinti della necessità di unificarsi in un unico partito quale infernale pasticcio prenderebbe corpo?
Impossibile immaginare che questa alleanza di scopo si trasformi e concretizzi per affrontare tutti i problemi sociali e politici, in un unica forza monolitica.
Quando un movimento nasce per rivendicare l’indipendenza di un determinato territorio, non può aspirare a interpretare il sentire e le esigenze di altri popoli diversi e distanti.
Gli storici concordano che Cavour, artefice dell’unità d’Italia, ha lasciato il suo lavoro incompiuto. Infatti la sua costruzione era ed è ancora imperfetta perché sono ancora sul tappeto le questioni del Lombardo – Veneto e di Roma.
Si ha la speranza le tali questioni si possano risolvere nel quadro del panorama politico europeo in continua evoluzione.
Andando indietro nella storia, per quanto riguarda l’acquisizione del Veneto all’Italia, è avvenuta danneggiando la formazione della nazione tedesca e della sua affermazione in Europa. Un movimento nato con precisi obbiettivi locali non può espandersi in altri territori profondamente diversi senza generare il dubbio che l’espandersi sia inteso come conquista e quindi trasformando l’immagine di paladino della libertà in quello di conquistatore. Si deve anche valutare la diffidenza con cui può essere accolta l’azione di proselitismo da parte di chi si sente estraneo e antagonista alle idee propagandate.
La libertà non è esportabile, ma deve nascere dalla sentita esigenza delle genti che la rivendicano.