l 40% delle risorse dei fondi europei andrà al Mezzogiorno. Non sono gratis i soldi del recovery, sono mutui sul presente e le future generazioni. E’ la strada maestra per lo sviluppo?
di JOSEPH HENRIET
E sotto gli occhi di tutti, ed è un fatto innegabile, che la Confederazione Elvetica, una Nazione piccola rispetto agli altri Stati europei vicini, è una fra le prime potenze economiche mondiali. La sua posizione sembra sia stata raggiunta grazie al fatto che non è uno stato centralista. Confederazione di nome, è in pratica è una Federazione di Cantoni, piccoli stati, che conservano un alto grado di sovranità rispetto all’organo federale sovra-cantonale. E’ stato possibile raggiungere questa posizione anche perché in quel paese il popolo è interpellato regolarmente e le sue decisioni sono sempre prese in considerazione: questo fatto crea nella società svizzera un alto grado di coesione sociale che permette di superare anche le situazioni più critiche, quando esse si presentano. In questa nazione vige la democraziadiretta (politeia aristotelica o poliarchia di cui parla il politologo americano, Robert Dahl), forma di governo diversa dall’oligarchia praticata in quasi tutti gli altri Paesi europei. L’oligarchia allontana la gente dalla politica, mentre la poliarchia sviluppa nella società la coesione sociale; coesione sociale che porta, ad esempio, quando c’è bisogno di aumentare la produzione di un’azienda, gli operai stessi a prendere la decisione di allungare l’orario di lavoro. In clima di poliarchia, la corruzione è quasi del tutto assente e l’onestà, la correttezza, la puntualità e l’efficienza sono solide caratteristiche dell’amministrazione pubblica e privata. Non a caso i capitali di mezzo mondo sono affidati ai banchieri svizzeri.
La Germania attuale sembra avere brillantemente superato la crisi di questo inizio millennio proprio perché è organizzata anch’essa in senso federale, più o meno come la Svizzera. E’ composta da sedici Lander che hanno una propria Costituzione, un’ampia sovranità e molta autonomia che assicura il mantenimento delle diversità regionali. Solo in uno stato federale, dove il popolo si sente responsabilizzato, è possibile che si formi quello spirito di sacrificio necessario in certi momenti storici per superare crisi e difficoltà che inaspettatamente o meno si presentano. In uno stato federale è anche possibile meglio controllare l’operato dei propri governanti sicché questi generalmente sono di etica esemplare. Ciò porta al rigoroso rispetto delle leggi e alla serietà nell’attuare le decisioni prese, anche se non sempre popolari. In uno stato federale, più che in uno centralizzato, è molto più alta la coesione sociale che porta tutte le classi sociali e corporazioni ad accettare, quando necessario, di fare i sacrifici in proporzione alle loro capacità economiche.
Gli Stati Uniti d’America, che insieme alla Svizzera, sono gli stati in cima alla graduatoria mondiale per progresso scientifico e tecnologico e per prodotto industriale lordo, è un altro paese a conduzione federalista, dove si dà ampio spazio alla meritocrazia, alla giustizia sociale e alla serietà amministrativa.
Andando a ritroso nella storia, osserviamo la Grecia classica: essa ha prodotto le basi del pensiero scientifico, che poi avrebbe permesso il nostro progresso tecnologico, quando era un paese molto diviso: le città erano praticamente indipendenti, molto sovente in conflitto fra di loro, ma anche in sana e proficua competizione e unite nel combattere il nemico straniero.
E’ notorio che il Rinascimento italiano, con il ripescaggio del pensiero greco classico, ha prodotto il miracolo italiano in campo artistico, culturale ed economico, influenzando in seguito tutta l’Europa occidentale e gettando le basi della sua supremazia tecnologica, con lo sviluppo industriale, sostituendosi alla Cina. Il Rinascimento è nato quando l’Italia era frammentata in numerosi stati indipendenti, più o meno la situazione della Grecia antica, fra di loro in competizione.
In queste cinque nazioni era, ed è presente, la frammentazione statale, di cui parleremo, che favorisce la crescita culturale, le scoperte, le innovazioni, il benessere economico e la pace sociale.
La frammentazione, risultato della decentralizzazione degli stati, è dunque humus necessario per progredire. In questo momento, per le società europee, progredire vuol dire innanzitutto guarire dai mali che l’affliggono: corruzione, mancanza di potere decisionale da parte del popolo, povertà culturale, ricerca frenata e compromessa, asfissiante burocrazia che assorbe gran parte delle risorse provenienti dalle tasse, e altro ancora… Solo la frammentazione degli stati renderà possibile il percorso di risanamento e di ripartenza.
La frammentazione politica porta però benefici solo in presenza di altre caratteristiche come la diversità culturale e la libera circolazione degli individui. La frammentazione non deve essere né troppo piccola né eccessiva. Ci deve essere un grado di frammentazione ottimale: gli stati risultanti dal processo di frammentazione devono essere per così dire a dimensione d’uomo dove si possa sviluppare una economia sufficientemente solida. Fatto che escluderebbe, ad esempio, che la piccola Valle d’Aosta, o le Langhe, o la Valtellina possano aspirare ad essere stati-membro della Confederazione europea, mentre sarebbe ammissibile la candidatura dell’Arpitania o della Federazione Padana.
A sostegno di quanto affermiamo, analizziamo ancora, con l’aiuto dello storico Jared Diamond, la storia della Cina, dell’Europa occidentale e dell’India. Fino al Cinquecento la Cina era tecnologicamente più avanzata e lo è stata per due millenni. Pensate a tutte le scoperte e invenzioni fatte in quel paese e diffuse nel mondo intero: la polvere da sparo, la stampa, la bussola, la carta, la porcellana, l’acciaio, la pasta, l’agopuntura e molte altre.
Sembra però che il suo monolitismo politico, l’organizzazione verticistica dell’impero e la vastità del territorio centralmente controllato dall’imperatore e dalla ridotta cerchia dei suoi consiglieri, abbiano frenato ad un certo punto la crescita tecnologica e la capacità d’innovare. Il governo cinese scelse, per esempio, di non sviluppare la marina, anche se fu la Cina ad inventare la bussola; marina che ha invece fatto la fortuna dell’Europa occidentale; le permise di scoprire le Americhe e poi di occupare l’Oceania. I cinesi si limitarono a conquistare le etnie continentali vicine, ma mai si spinsero lontano sui mari: cosa che avrebbero senz’altro fatto se avessero appunto sviluppato la marina.
A partire dal Cinquecento fu l’Europa a prendere la testa dello sviluppo tecnologico, l’Europa che era divisa in numerosi stati in competizione fra di loro, dove la disunità politica favoriva la competizione, dava maggiore possibilità agli innovatori di sviluppare le loro idee e dunque consentiva l’avanzamento della scienza e della tecnologia. Se ci fosse stata unità politica europea, probabilmente il rifiuto del Portogallo di finanziare il progetto di Colombo, sarebbe stato assoluto e definitivo; il navigatore non avrebbe potuto indirizzarsi ad altri, come ha fatto poi con la Spagna, e il suo progetto sarebbe naufragato. Gli europei non avrebbero scoperto l’America e non ci sarebbero stati tutti i benefici derivati. A differenza della Cina e dell’Europa che sono riuscite alternativamente a primeggiare in ambito tecnologico, l’India, che aveva tutte le possibilità per farlo, non è mai riuscita a distinguersi; da quel grande Paese non è mai uscito alcun apporto significativo per il progresso scientifico. Ciò è dovuto a due principali fattori: l’eccessiva frammentazione del territorio e la divisione della società in classi impermeabili che non favorivano certo la solidarietà sociale che ritroviamo in una società dove vige la democrazia diretta o poliarchia.
La frammentazione ottimale si applica perfino alle semplici aziende allo scopo di favorire la formazione e la nascita di idee innovative. La fortuna di Microsoft è dovuta al fatto che essa è organizzata in tante piccole aziendine semi-indipendenti in competizione tra[j1] loro a cui si lascia grande libertà creativa e di gestione del tempo. L’ IBM invece perse competitività rispetto a Microsoft perché era un’azienda a conduzione verticistica, divisa in gruppi gerarchici isolati. Questo modello di amministrazione si è rivelato inefficiente e ha comportato il declino dell’azienda. Per risalire la china, ora la IBM sta copiando gli schemi organizzativi della Microsoft.
E’ possibile stabilire dunque una regola generale valida a tutti i livelli, a cominciare dal livello aziendale per andare fino a quello dell’organizzazione degli stati. Se si vuole essere innovati e competitivi, a livello organizzativo europeo, non dobbiamo strutturarci in modo troppo monolitico, troppo gerarchico e verticista, né troppo frammentario, ma dividerci in sottogruppi in competizione interna e con alto livello di comunicazione.
L’applicazione del federalismo in Europa, alternativa al tipo di unione centralizzata alla quale molto faticosamente stanno oggigiorno lavorando Germania, Italia, Francia e gli altri Paesi, deve essere assolutamente e seriamente presa in considerazione. L’Europa ridisegnata tenendo conto delle specificità culturali dei popoli che la compongono è una necessità storica che non si deve ignorare. Cancellare gli stati attuali e riarchitetturare politicamente e amministrativamente tutta l’Eurasia occidentale è condizione imprescindibile per un migliore vivere sociale. Il progetto deve essere realizzato senza cadere più in basso. E’ sufficiente armarsi di saggezza e di buona volontà.
Dice Diamond Jared: ” L’Europa sempre più lanciata sulla strada dell’unità dovrà cercare in tutti i modi di non fare sparire quelle condizioni favorevoli di diversità che ne hanno assicurato il successo negli ultimi cinque secoli”.