di STEFANIA PIAZZO – Può un pensionato presiedere la Consob, il più alto organo di controllo che controlla la Borsa in Italia? E soprattutto perché un ministro come Paolo Savona, la cui nomina lo scorso anno è stata condizionante nel formare il governo, o lui o niente, ora viene sfilato e messo a dirigere una commissione che non ha diritto di presiedere?
Sulla sua l’incompatibilità l’opposizione sta dando guerra. La legge Madia prevede infatti che chi è in “quiescenza” non possa ricoprire incarichi “dirigenziali o direttivi”, se non a titolo gratuito e comunque per un solo anno.
Ma la Consob si dirige per sette anni, l’incarico non finisce nel 2020. In più, il ministro Savona è stato, fino a maggio 2018, direttore dell’hedge fund lussemburghese Euklid Master Fund e presidente di Euklid ltd.
Ma peggio ancora, è la legge Frattini, varata nel 2004 per normare il conflitto di interessi, che vieta per un anno a chi ha avuto incarichi di governo di ricoprire cariche o uffici in enti di diritto pubblico.
Cosa farà Mattarella? Ci sono tre ragioni per bloccare la nomina: la pensione, la durata del mandato e il conflitto d’interessi.
Se poi si vuole andare oltre, la legge 281/1985 (istituisce la Consob) definisce la piena autonomia della Commissione e tra i criteri per la scelta dei suoi componenti esplicita quello della indipendenza”. Savona è espressione del governo.
Il dato di fatto che fotografa la realtà è che questo Paese o è governato da giovani di provata incapacità istituzionale, che innescano micce diplomatiche, fanno ritirare ambasciatori, viaggiano in divisa, oppure sbanda su ottuagenari che potrebbero godersi la vita e che dopo aver superato i requisiti della Fornero, si incastrano nei meccanismi che decidono cosa non va nella Borsa italiana. Perché non date quota 100 anche a Savona?
E poi, che fine ha fatto la battaglia della Lega per spostare tutta la sede Consob a Milano, anziché averne una a Roma dove non c’è piazza finanziaria?