di BENEDETTA BAIOCCHI – L’Italia è come la vecchia politica alla cubana. Proprietà privata al bando. Mai e poi mai si può credere che desiderino davvero la nostra libertà gli uomini che vogliono tassarci i risparmi. Se lo pen-siamo, abbiamo una propensione al voto sado-maso. Ma mai e poi mai si può anche credere che quegli uomini che denunciano la perdita d’acquisto dei redditi medio-bassi, pensino di alzarli. Perché il potere d’acquisto non si ricompra se non legando i contratti al costo locale della vita. E siccome i tassatori non ci pensano nemmeno, resteremo poveri come sempre. Mai e poi mai difenderanno il diritto alla proprietà privata i tassatori che vogliono, per prima cosa, non tanto ammodernare, innovare, investire per renderci tutti più competitivi e credibili, bensì, priorità delle prio-rità, rivedere gli estimi. Non toccheranno la prima casa, dicono. Invece lo faranno. Mi spiace, non vi posso votare.
Troppe le tasse, troppi i soldi che avete inviato alle città che di soldi non ne danno. Perché evadono, perché s’arrangiano, perché si fanno assistere. Perché non fondare l’autonomia anche sull’Iva, che tassa i consumi e non solo i redditi dichiarati? Morale: io desidero che i cubani italiani restino a casa loro, ma voglio fortissimamente che anche la mia casa resti dov’è. Perché, cari amici sedicenti liberisti, troppe sono ancora le tasse che insediano la prima casa. Troppo l’accanimento dei controlli sui mutui, come non sapeste che dentro c’è tutto: la spesa folle del notaio, la ladrata per pagare il furto delle commissioni d’agenzia, il sequestro patrimoniale per pagare gli allacciamenti ai monopolisti erogatori di servizi.
Il popolo del 730 e dintorni, nell’urna non dimentica.