Mummificati dal populismo dei minibot e dei decreti sicurezza

crisi-economica

di ANGELO VALENTINO – L’economia italiana e’ ferma a giugno, nessuna  ripresa all’orizzonte. E’ solo un po’ migliore delle attese la stima
del Pil mensile di Confcommercio. Il secondo quarto del 2019  mostrerebbe una modesta crescita (+0,1% congiunturale) al pari del  primo. I consumi tornano, pero’, in terreno negativo: male il mese  di maggio (-0,2% congiunturale) dopo il nulla di fatto del  bimestre marzo-aprile. Scompare l’inflazione al consumo.

“Rispetto all’Europa le tensioni sui prezzi sono in Italia tra mezzo punto e un punto costantemente  meno vivaci – sottolinea Confcommercio -. E’ il riflesso di una  prolungata stagnazione della spesa delle famiglie. Per l’Italia,  le possibilita’ a breve termine di una ripresa visibile a occhio
nudo – cioe’ oltre il riflesso statistico – sono pressoche’  inesistenti”.

Ecco, mi fermerei qui. Perché non è questione di discutere né di destra né di sinistra, sono categorie perse nel tempo. Qui si tratta di capire che c’è un Nord soffocato dallo Stato, ed un Sud parassitario, ancora fermo allo stato preunitario, che non decolla. E in mezzo ci siamo noi, imprenditori, lavoratori del Nord. Il nazionalismo salviniano e i suoi proclami populisti più a destra della destra, non sono la ricetta per la ripresa. Non non sono neppure i decreti sicurezza.

Qui serve una rivoluzione economica e costituzionale, altro che miniato o miniciccioli. Qui serve l’autonomia del Nord.

Ad aprile, sottolinea  Confcommercio, la produzione industriale ha segnalato, al netto  dei fattori stagionali, una flessione dello 0,7% congiunturale e  dell’1,3% nel confronto annuo, consolidando la tendenza al  ripiegamento gia’ manifestatasi a marzo.

E’ la realtà che chiede il conto. “In un contesto di estrema fragilita’, la fiducia delle  famiglie e delle imprese – si legge – e’ tornata a crescere
timidamente a maggio, dopo alcuni mesi di ridimensionamento. La  fiducia delle famiglie consumatrici e’ aumentata dell’1,1%
congiunturale, mentre il sentiment delle imprese dell’1,4%. In  entrambi i casi il confronto su base annua si conferma, comunque,  negativo (-1,8% per le famiglie, -3,9% per le imprese)”. Basta guardarsi attorno.

Infatti, a maggio 2019 l’indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) e’  diminuito dello 0,3% in termini congiunturali ed e’ rimasto  invariato nel confronto con lo stesso mese del 2018. In termini di  media mobile a tre mesi si conferma la progressiva tendenza al  ripiegamento avviatasi a inizio 2019. La riduzione dello 0,3%  registrata in termini congiunturali dall’ICC nel mese di maggio e’  sintesi di un deterioramento sia della domanda relativa ai servizi  (-0,4%) sia di quella per i beni (-0,2%).
“Il dato – spiega – e’ espressione di una generalizzata tendenza  alla stagnazione delle diverse macro-funzioni di spesa.

Si sono registrate anche diminuzioni significative, rispetto ad aprile,  per i beni e i servizi per la mobilita’ (-1,1%) e per gli  alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa (-0,9%).

Intanto litigano, pensano alla prossima campagna elettorale, l’economia va a ramingo, il lavoro manca e sul ponte sventola il tricolore. Prima gli italiani forse vuol dire, andate avanti voi che a noi, ministri, viene da ridere.

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