Morta è l’Italia, non l’idea del Nord, imbavagliato dallo Stato

chiusoxstato1di ANGELO VALENTINO

Chi fa sport sa bene che quando arrivi primo, ti fanno i complimenti. Poi ti chiedono: e in quanti eravate? Perché un conto è correre con tre gatti, altra cosa è misurarsi con centinaia di potenziali rivali. Quando vinci alle amministrative, devi vedere anche quanti voti avevi preso la volta prima.  Perché il trionfo non sia solo sulla carta, visto che l’astensione alza pure il quorum.

Ma la questione è, sia per il Pd che per la Lega: per governare e per stare all’opposizione di  che cosa? Di quel che resta dell’Italia, come titolava a fine 2014 l’edizione di Limes? Accanto a tante firme, vi si legge anche un saggio di Gilberto Oneto, “Morta è l’Italia, non la Padania”. Una speranza per Oneto, e per chi come lui credeva ancora in una svolta indipendentista e identitaria. Di certo, il nuovo concetto di Paese per la Lega è agli antipodi. La Padania resta nel cassetto della politica, categoria archivio, invece Oneto la rimetteva sul tavolo, in gioco con lo scenario europeo che guarda alle piccole patrie, avendo però come bussola ancora la svolta di Salvini, “contenitore capace di raccogliere consensi anche fuori dal tradizionale bacino padano”.

Di certo gli eventi scozzesi e catalani avevano scaldato gli animi di chi sperava in una Padania un giorno libera, dopo però, aggiungiamo noi, che Salvini e Borghezio avranno liberato il Sud, e Roma, da questo Stato. Che colpevolizza intanto, in modo “cinico e abile”, ricordava Oneto, Regioni e Comuni, trasferendo tutti i mali del mondo nelle autonomie locali. Brutte, cattive e spendaccione.

La Lega un tempo aveva più anime. Quella federalista che vuole penetrare al Sud per fare della questione della giustizia sociale una bandiera di tutti, e quindi farne bottino elettorale; poi c’è l’anima macroregionale, trasnazionale, comunale, regionalista, con forti spinte in Veneto, dove però lo sfarinamento indipendentista è drammatico; poi quella padanista, che non vuole lasciare il passo e che rilancia le proprie ragioni.

Il collante del nuovo corso è l’alleanza con le destre? O, si interrogava Oneto, “l’idea di Padania è forte?”. “Oggi, più che nelle bandiere e nei legami tradizionali, essa si identifica con un territorio altamente produttivo… in un distretto economico che deve affrontare la crisi globale… e gravato dalla zavorra dello Stato italiano”. E dunque? Che si fa?

“L’impossibilità di costruire vere autonomie senza dove mettere pesantemente mano all’assetto generale costituisce il punto di totale diversità della situazione italiana rispetto a tutti gli altri casi europei. Questo non può non condizionare il disegno di espansione nazionale del nuovo corso leghista e lo obbliga a un’impostazione che non ammette ambiguità né timori: deve strutturare un progetto di separazione dolce”.

La separazione della Lega dal Nord, ma Oneto non lo aveva previsto.

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