”Fa molto piacere la perseveranza delle forze politiche, non solo italiane ma europee, per chiedere l’estradizione di Casimirri. Concordo che ci sia necessità di verità. È quella che voglio io dopo 42 anni. Verità, non vendetta o carcere a vita. Vorrei ascoltare le parole, come è successo con Battisti, di quest’uomo, che ci possa raccontare come sono andate le cose. Quanti erano i brigatisti che hanno ucciso mio padre, perché hanno agito così e tante altre domande a cui vorrei avere risposte”.
Lo dice all’Adnkronos Giovanni Ricci, figlio di Domenico, uno degli uomini della scorta di Aldo Moro uccisi da un commando delle Brigate Rosse a Roma, in via Fani il 16 marzo del 1978, commentando l’azione degli eurodeputati italiani che oggi hanno votato tutti un emendamento in cui si ricorda a Managua, capitale del Nicaragua, la richiesta di procedere d’urgenza all’estradizione dell’ex brigadista Alessio Casimirri. Quest’ultimo, fu un componente del commando che sequestrò Ado Moro e, da oltre 40 anni, è latitante nello Stato centroamericano. ”So per certo – prosegue Ricci – da fonti ufficiose che la sua cattura per riportarlo in Italia sia stata programmata per diverse volte e che non sia mai stata portata a termine perché non siamo riusciti a trovare un accordo con il Nicaragua per l’estradizione. Speriamo sia arrivato il momento. Ma davvero, ripeto, non mi interessa che vada in carcere a vita, a me interessa la verità. Per ridare dignità e onore ai nostri cari. Credo che dopo tutto questo tempo sia giunto il momento. So bene che ci sono altre priorità per il nostro governo ora in questo momento, ma non è lo stesso per tutti i familiari delle vittime”. ”Dobbiamo e vogliamo sapere come sono andati i fatti, dovrebbe essere una necessità del Paese quella di fare i conti con la storia, altrimenti le nuove generazioni non sapranno nulla di ciò che è successo in Italia”, conclude Giovanni Ricci.