Tremonti è, probabilmente, uno dei politici più sopravvalutati dell’ultimo ventennio. Emerso nelle file dei post-democristiani sopravvissuti a Tangentopoli, la sua carriera è stata un crescendo di visibilità, sino al punto da diventare il “Super-ministro” dell’economia del governo Berlusconi che, detta fuori dai denti, è stato una puttanata pazzesca.
Sul finire degli Anni Novanta, per via di un libro che probabilmente gli ha scritto qualcun altro, è passato per essere un liberista cristallino. Quel pamphlet – intitolato “lo Stato criminogeno” – lo lanciò nell’olimpo dei forzitalioti, scesi in campo per fare la “rivoluzione liberale”.
Col passare del tempo, Tremonti (o Tremorti, o Voltremont, a seconda di come lo si guarda) è tornato ad essere quell’anguria che è sempre stato: verde (di rabbia) fuori e rosso dentro. Io che son Tontolo, ma che non ho perso la memoria, me lo ricordo ancora quando frequentava gli ambienti in cui si usava “servire il popolo”, un po’ come quella generazione di sconvolti in carriera che oggi pontificano dalle televisioni italione. La dimostrazione che di liberalismo vero l’ex ministro ci ha mai capito un fico secco è arrivata con le parole di ieri: “Monti, benvenuto nel club dei colbertiani”. Con questa frase il fiscalista lombardo, ha punzecchiato il presidente del Consiglio, Mario Monti, durante la presentazione del suo ultimo libro “Uscita di sicurezza” all’Università Lateranense (i preti sono irrecuperabili, dopo Befera ci mancava solo Tremonti).
Jean Baptiste Colbert – me lo ha detto mio cugino filosofo – è stato ministro del re di Francia Luigi XIV. E’ stato un ministro protezionista. Anni fa, Monti definì Tre volte Monti un “colbertista de noantri”. Ieri, per ripicca, Tre volte Monti glielo ha rinfacciato, cooptandolo di fatto nel club di quelli che di liberismo sanno la metà di una pippa. Come dire, che il bue dà del cornuto all’asino.
L’ultimo libro di Giulietto de loraltri si intitola “Uscita di sicurezza”. Ecco, a noi indipendentisti conviene cercarla alla svelta per uscire dall’inferno italico, nel quale che ci sia Monti o Tremonti alla guida della baracca son sempre “volatili per diabetici”.