di SERGIO BIANCHINI – La domanda che mi faccio e faccio sempre è come bisogna agire se si trova un minore non accompagnato e allo sbando. La risposta è sempre uguale, bisogna rimetterlo in seno alla sua famiglia. Questa è la sensibilità mia ma credo di tutti noi. Difronte però ai “salvati”, tra i quali quasi un terzo ormai si dichiara minorenne, scatta un altro meccanismo che è quello dell’adozione.
Se io fossi ministro il mio primo passo sarebbe convocare l’ambasciatore della nazione di provenienza del minore e verificare con lui la situazione consegnandogli poi il minore perché provveda, anche col nostro aiuto, a farlo ritornare dalla famiglia.
Non credo sarebbe una forzatura ed anzi penso che un ambasciatore sincero e ragionevole e autentico rappresentante del suo popolo collaborerebbe volentieri a questa operazione davvero umanitaria.
Invece i tamburini dell’accoglienza senza limiti sfruttano la normale nostra maggior sensibilità verso i minori per impedire ancora una volta il contenimento dell’immigrazione illegale. Chiaramente la logica è provvedere ad una sistemazione qui presso brava gente volonterosa ma in seguito, tramite il “doveroso” ricongiungimento, fatto però qui, numerose altre persone potranno baipassare le normali vie per l’immigrazione legale.
Si, nella mia vita ho conosciuto diverse situazioni nostrane di fuga da casa, tra cui alcuni casi dentro la mia famiglia. Anche a Milano, quando partecipavo all’occupazione dell’Hotel Commercio di Piazza Fontana numerosi casi di minori fuggitivi si presentavano e tutti noi, pur essendo “contestatori radicali” cercavamo di rimediare col modo classico.
Ma qualcosa sta cambiando nel mondo, c’è un pressing potentissimo verso la creazione del single mondiale, del nuovo cittadino del mondo che vive in simbiosi con lo stato e la giustizia.
I figli in questa logica sono figli di tutti ed i genitori sono genitori di tutti. Ovviamente per mantenere questo individual-comunismo ci vogliono i soldi, i soldi dello stato che, per averli, deve disossare il normale lavoratore il quale non può più fare una famiglia e dei figli.
Il cortocircuito è servito.