Meno tasse e zero burocrazia. Ma rilanciano il Paese lanciandolo fuori dalla finestra

Sapete quante sono, anzi, come sono le imprese del Paese? Il 52% delle imprese del Paese è composto di “ditte” individuali, il 91% circa conta meno di cinque addetti; sul totale di 6,1 milioni di soggetti economici iscritti alle camere di commercio, solo 1.901 hanno più di 500 lavoratori. Total tax rate pmi e partite Iva al 64%, per gli adempimenti burocratici, alle aziende italiane servono tra 30 e 40 giorni l’anno. Si aggiunga che i prestiti bancari garantiti dallo Stato vanno a rilento e che, ad andar bene, il Pil   calerà fino al 13 per cento.

«Il progetto di rilancio dell’Italia deve fondarsi su due pilastri principali: meno tasse e zero burocrazia – ha detto il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora, nel corso degli Stati generali dell’economia a Villa Pamphilj -. Il total tax rate per partite Iva e piccole, medie imprese italiane ha raggiunto il 64 per cento del loro fatturato. Per svolgere tutti gli adempimenti burocratici occorrono tra i 30 e i 40 giorni l’anno. Ecco perché solo con una importante defiscalizzazione e con un alleggerimento delle regole per chi fa impresa, è immaginabile intravedere spiragli di futuro. Gli sforzi delle istituzioni politiche, pertanto, vanno concentrati in queste due direzioni: il carico tributario va alleggerito in maniera drastica (Ires, Irap, Irpef, Iva), così da favorire, di fatto, l’emersione di maggiori risorse sui bilanci delle aziende; norme volte a sterilizzare qualsiasi adempimento burocratico, magari a tempo, sia per chi intende pianificare investimenti sia per chi è orientato ad aprire nuove attività darebbe slancio ed entusiasmo agli imprenditori italiani».

Invece vedremo centinaia di pagine, anzi, libri, sulle buone intenzioni per”rilanciare” il Paese. lanciandolo fuori dalla finestra.

 

Lo illustrando al governo “Idee e proposte per il futuro del Paese”. Secondo Spadafora «le risorse vanno trovate sfruttando tutti i margini di flessibilità concessi dall’Unione europea, senza dimenticare che un drastico taglio della pressione fiscale sarebbe capace di favorire immediatamente nuova base imponibile. Il saldo del gettito tributario, già in una prima fase di applicazione, potrebbe essere in pareggio se non addirittura in attivo. I frutti di iniziative incisive potrebbero essere raccolti in tempi rapidi, accrescendo la produttività e favorendo la nascita di nuovi posti di lavoro oltre che il mantenimento degli attuali livelli occupazionali. Una svolta significativa potrebbe contribuire a sbloccare gli oltre 4.400 miliardi di euro di risparmi dei privati. Solo nei primi quattro mesi del 2020, sui depositi e sui conti correnti bancari, sono stati accumulati 54 miliardi di euro. Sono state accumulati fondi per i timori della pandemia e per l’incertezza del futuro».

Secondo un documento di Unimpresa consegnato al premier, Giuseppe Conte, gli effetti del Coronavirus possono creare danni su 150 miliardi di euro di prodotto interno lordo ovvero quasi il 10% dell’economia italiana: si tratta di 64 miliardi del settore alberghiero e ristorazione, 53 miliardi del trasporto, oltre 8 miliardi del comparto noleggio e leasing, 2 miliardi riferibili alle agenzie di viaggio e ai tour operator, quasi 11 miliardi riconducibili a musei, cinema e teatri, oltre 7 miliardi del settore sport e tempo libero. Più nel dettaglio, su 146,1 miliardi (dati riferiti al 2019) che corrispondo al 9,12% del pil italiano. Nel dettaglio, si tratta di 64 miliardi del settore alberghiero e della ristorazione, di 53 miliardi delle imprese di trasporto, di 8,1 miliardi dell’area noleggio e leasing, di 2 miliardi “fatturati” da agenzie di viaggio e tour operator, di 10,8 miliardi dello spettacolo (musei, cinema e teatri), di 7,6 miliardi del comparto sport e tempo libero. In particolare, il settore dei trasporti comprende 47,2 miliardi di autobus e vetture, 3,9 miliardi di navi e traghetti, 2,1 miliardi delle compagnie aeree.

 

 

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