Il presidente incaricato Giuseppe Conte ha rimesso l’incarico al presidente Mattarella. “Ho agevolato il tentativo di dar vita a governo” tra M5s e Lega, “ho atteso i tempi per farlo approvare dalle basi militanti”, ha detto il Capo dello Stato dopo la rinuncia di Conte. “Io devo firmare” i decreti per le nomine dei ministri “assumendone la responsabilità istituzionale, in questo caso il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non ha subito né può subire imposizione”, ha affermato ancora Mattarella. “L’incertezza della nostra posizione nell’Euro ha posto in allarme investitori italiani e stranieri che hanno investito in titoli e aziende. L’aumento dello spread aumenta debito e riduce la possibilità di spese in campo sociale. Questo brucia risorse e risparmi delle aziende e prefigura rischi per le famiglie e cittadini italiani”, con un rischio anche per i mutui. La decisione di non accettare il ministro dell’Economia “non l’ho presa a cuor leggero”, ha spiegato Mattarella parlando al Quirinale, ora da alcune forze politiche mi si chiede di andare alle elezioni. Prenderò delle decisioni sulla base dell’evoluzione della situazione alle Camere.
LE PAROLE DI GIUSEPPE CONTE – Il lavoro compiuto è stato fatto “in un clima di piena collaborazione con gli esponenti delle forze politiche che mi hanno designato“, ha detto Conte parlando al Quirinale al termine del colloquio con il Capo dello Stato. “Come vi è stato anticipato ho rimesso il mandato a formare il governo di cambiamento” e “ringrazio il Presidente della Repubblica e gli esponenti delle due forze politiche per aver indicato il mio nome”, ha detto ancora Conte. “Vi assicuro – ha concluso – che ho profuso il massimo sforzo e attenzione a questo sforzo, in un clima di piena collaborazione con le forze politiche che mi hanno designato”.
Intanto Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha convocato per lunedì mattina al Quirinale Carlo Cottarelli.
LE PAROLE DI CONTE E DI MATTARELLA
Nel pomeriggio c’erano stati due lunghi colloqui al Colle per i leader di M5S e Lega, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che hanno hanno preceduto l’arrivo del premier incaricato. Di Maio e Salvini hanno visto il presidente Sergio Mattarella per cercare di sbloccare in extremis l’impasse sul governo giallo-verde, e in particolare sulla presenza alla guida del ministero del Tesoro di Paolo Savona. Mattarella nel corso dei colloqui del pomeriggio con Salvini e Di Maio – avevano spiegato fonti parlamentari del M5S -, avrebbe posto un veto sulla scelta di Paolo Savona a capo del Ministero dell’Economia. Scelta che, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari leghiste, Salvini nel corso dell’incontro avrebbe invece confermato.
Con il no di Sergio Mattarella a Paolo Savona e l’irrigidimento di M5s e Lega su questo fronte rischiano di far saltare qualsiasi possibilità di chiudere positivamente la partita per un governo giallo verde, si sottolinea in ambienti politici che fanno anche riferimento all’estremo tentativo di Giuseppe Conte per andare comunque avanti. Il Capo dello Stato, si apprende sempre in ambienti politici, avrebbe già pronta l’exit strategy del governo tecnico.
“Se il professor Savona non può fare il ministro perché ha il difetto di difendere i cittadini italiani mettendo in discussione le regole europee, allora io se vado al governo ci porto il prof Savona”, ha detto Matteo Salvini in un comizio a Terni. E ha aggiunto: “Mai servi di nessuno, mai”. “Buona domenica Amici. Chi si ferma è perduto, io fino all’ultimo non mi arrendo!”, aveva scritto il segretario della Lega, su Twitter pubblicando una sua foto davanti la carlinga di un aereo Alitalia.