Sono passati appena una decina di giorni da quando il governo italiano annunciava (quasi) trionfalmente che non avrebbe rimandato i due fucilieri di marina in India. Giovedì c’è stata una inversione a U sulle cui motivazioni reali non voglio neppure stare a soffermarmi. Riporto le parole del ministro Terzi: “L’Italia ha informato il Governo indiano che, stante la formale instaurazione di una controversia internazionale tra i due Stati, i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non faranno rientro in India alla scadenza del permesso loro concesso”.
Credo che chi sceglie di fare il militare sappia (o dovrebbe sapere) fin dall’inizio che passerà buona parte della propria carriera a eseguire ordini provenienti il più delle volte da persone per le quali non si ha nessuna stima personale o professionale. Ordini che potrebbero mettere a rischio la vita. Suppongo, però, che i due malcapitati marò non immaginassero che potesse verificarsi una vicenda così tragicamente grottesca fin dalle sue fasi iniziali.
Ma se già tutto era, appunto, tragicamente grottesco, adesso siamo al tragicamente ridicolo. Un mese fa Monti (in piena campagna elettorale) e Terzi erano andati a ricevere i due militari di rientro dall’India per una sorta di licenza di un mese concessa per venire a votare. Poi, dieci giorni fa, il governo italiano ha voluto fare la voce grossa con il governo indiano, annunciando che i due militari non sarebbero tornati in India.
Ieri, invece, Latorre e Girone son ritornati in India. Ma possono stare tranquilli, loro e i familiari, perché “il governo indiano ha garantito che non rischiano la pena di morte”, ha pateticamente affermato il nostro ministro degli Esteri. Che dire: questo è il governo che ha ridato credibilità all’Italia, ci siamo sentiti dire per oltre un anno. Incredibile.