di ROBERTO BERNARDELLI – Non credo ciecamente nei sondaggi, ma occorre conviverci. Il sito Youtrend ha di recente fatto una carrellata sulle ultime tendenze del consenso.
Da qui a prima di Natale cosa è cambiato? Riporta l’Agi sul dossier di Youtrend, acutamente, che è più interessante “capire quale sia stata la tendenza delle ultime settimane. E su questo, nonostante delle differenze più o meno marcate nelle cifre finali (dovute alla differente metodologia adottata) i tre istituti concordano: Lega e M5S hanno perso terreno, il PD è leggermente cresciuto, FI e FDI sono sostanzialmente stabili”. Vediamo come.
“In particolare, il partito di Matteo Salvini ha sì conservato il primato, ma lo ha fatto perdendo fino a un punto in tre settimane. Il movimento guidato da Luigi Di Maio ha perso invece pochi decimali secondo SWG e Tecnè, ma quasi due punti (-1,8%) per EMG. Quest’ultimo è l’istituto che rileva la variazione più netta (ma stavolta in positivo) anche per il PD, che avrebbe guadagnato più di un punto, mentre per gli altri due istituti il guadagno dei democratici sarebbe più contenuto (intorno al mezzo punto o poco più). Qualunque cosa abbia influito sugli orientamenti di voto degli italiani nelle ultime settimane, quindi, è andata a danneggiare – sia pur lievemente – i partiti di governo e a beneficiare – altrettanto lievemente – il principale partito di opposizione”.
Cosa ha cambiato l’umore degli elettori? La legge di bilancio! Secondo il sondaggio EMG la manovra convince appena il 24% degli intervistati. La favola della ripresa economica non regge. Infatti le risposte negative sono il 55%. “Degno di nota è il fatto che le opinioni siano contrastanti anche tra gli elettori dei due partiti di governo, dove ottimisti e pessimisti si equivalgono (mentre, poco sorprendentemente, i pessimisti sono nettamente prevalenti tra gli elettori del PD)”.
Ma andiamo oltre. Per il sondaggio Ipsos di Nando Pagnoncelli (trasmissione “Di Martedì”), sulle due misure “simbolo” di Lega e M5S – reddito di cittadinanza e quota 100 – prevale l’insoddisfazione (rispettivamente, 40% e 38% di soddisfatti contro 56% e 45% di insoddisfatti).
Un dato eclatante! La crescita della pressione fiscale per finanziare queste due misure, dice che per il 43% ritiene ne vale la pena, mentre il 44% non lo pensa affatto.