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Macroregione Alpina: il treno da prendere al volo

di MONICA RIZZI – Dice un adagio saggio e paziente che “piuttosto è meglio di niente”. Poi, il “piuttosto”, significa anche abbastanza, magari, perde il suo valore avversativo e diventa, insomma, una speranza. E allora ecco che , in assenza di una macroregione come ce l’eravamo sognata o immaginata, l’arrivo della macroregione alpina non dà alibi  ai gufi che abitano anche l’universo delle autonomie e delle indipendenze.macro alpina

Per dare i confini di questo progetto abbiamo ritenuto che le parole migliori fossero quelle di Alex Storti, espresse qualche tempo fa. Questo è il suo pensiero e lo rilanciamo e ricondividiamo volentieri perché generi dibattito e apra la discussione, per non lasciare che un argomento così cruciale per il futuro del Nord resti oggetto di riflessione tra gli addetti ai lavori. Il futuro è nostro. 

di ALEX STORTI

Ho dato rilievo ( su facebook, ndr) all’avvenuta approvazione della Macroregione Alpina da parte della Commissione UE.
Tantissimi i likes, le condivisioni e anche le critiche.
C’è chi non ha capito che non si tratta della nascita di una realtà statuale. Ma c’è anche chi, semplicemente, pensa si tratti di un’entità inutile.
A costoro faccio presente che la Macroregione Alpina nasce con l’obiettivo, fra gli altri, di “Assicurare l’accessibilità e i collegamenti a tutti gli abitanti della regione alpina, prevedendo una migliore accessibilità sostenibile per tutte le aree alpine e una migliore connessione della società nella regione”.

Ebbene, quando Gianfranco Miglio scrisse nel 1989 il suo saggio “Vocazione e destino dei lombardi”, lo concluse con queste parole:
“Ma è chiaro che l’avvenire dell’economia lombarda (e, più in generale, di quella padana) dipende dalla crescita delle relazioni di scambio con il Nord: e una tale crescita esige che la catena alpina diventi quanto più «permeabile» e materialmente possibile.

Gli amministratori pubblici della nostra regione dovrebbero collocare il problema dei trafori – di tutti i trafori possibili – e delle relative vie d’accesso in cima all’elenco dei loro obbiettivi permanenti e, per così dire, istituzionali. E non temere di mobilitare il capitale privato per realizzare un’impresa così vasta.

Certo, esiste, in prospettiva, la possibilità di un insanabile conflitto d’interessi fra gli Stati alpini e le popolazioni della valle del Po. Se tale conflitto coinvolgesse soltanto queste due parti, sarebbe scarsa la speranza di vederlo superato. Ma fortunatamente c’è in campo un altro e ben più poderoso interlocutore: l’economia dell’Europa centrale, per la quale la relazione con la Lombardia, pur interessante in sé, è soltanto il ponte verso i porti mediterranei. Molto difficilmente questo interlocutore rinuncerà a sviluppare la sua espansione verso l’area mediterranea e verso il vicino Oriente, perché glielo vietano gli interessi locali di contigue economie minori, alla cui prosperìtà contribuisce peraltro in misura decisiva.

Ecco perché ho sostenuto più sopra che i lombardi, e in particolare i loro ceti imprenditoriali, non hanno altra scelta razionale disponibile che integrarsi nell’ area e nella mentalità mitteleuropea. È dall’inserimento, soprattutto finanziario, in questa economia «forte» che verranno le risorse materiali e gli appoggi negoziali necessari per «abbassare» finalmente l’ostacolo delle Alpi e rendere reale l’appartenenza della Lombardia alla vera Europa”.macroregione

Alex Storti, Movimento Avanti

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