Ma la Chiesa cosa intende per popolo?

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di SERGIO BIANCHINI – Predica di domenica 20 gennaio: Ester è brava perché protegge il suo popolo. Ma da noi il popolo è innominabile.

Il prete nella sua predica riprende la storia biblica di Ester la quale chiede al re persiano, di cui è una delle spose e che subisce il suo fascino irresistibile, non qualcosa per sè ma la salvezza del suo popolo, il popolo ebraico deportato e minacciato dal primo ministro.

La morale è che Ester non chiede al re, in quel momento affascinato da lei e disponibile ad accettare qualunque sua richiesta, qualcosa per sè ma la salvezza del suo popolo. Il prete invita quindi ad imitare Ester, a combattere l’egoismo e a preoccuparsi degli altri.  Ma quando parla degli altri non cita il popolo, bensì gli amici, quelli che ci stanno intorno, quelli che non stanno bene e infine arriva a “quelli che per stare meglio, sono costretti ad andarsene dal loro paese”.

In Italia la parola popolo è diventata indicibile. Qui è la enorme contraddizione sia della chiesa che dello stato italiano. Entrambi portatori di un protagonismo mondiale molto particolare, ma entrambi poggianti su un popolo molto specifico, sempre più scontento e ansioso, che però educano a non occuparsi di sé stesso.

Questo particolare circuito in cui l’egoismo è azzerato anche se è in realtà il risultato finale dell’altruismo totale, appare oggi in profondissima crisi.

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La Chiesa in Italia non riesce più a raccogliere vocazioni, e quelle poche rimaste sono animate dal mondialismo che oggi vuol dire dedizione all’africa e al centro sud america. Parimenti lo statalismo italico non ha volontari effettivamente motivati al ben essere del popolo italiano ma quasi sempre dal proprio benessere o, nel caso degli “spirituali” nemici dell’egoismo e del populismo, dal benessere del mondo intero a scapito anche di quello italico.

Questa caratteristica della chiesa cristiana cattolica è assolutamente specifica. Tutte le altre Chiese cristiane hanno radici ben precise. O nelle nazioni di appartenenza, come le Chiese ortodosse autocefale e la Chiesa anglicana o nelle piccole comunità locali dove si insediano con la formula calvinista del consiglio degli anziani. Nessuna di queste Chiese cristiane vive la spasmodica contraddizione della Chiesa italiana, intrecciata materialmente, culturalmente e fatalmente alle vicende italiche ma contemporaneamente pilastro del neo mondialismo cattolico inaugurato senza mediazioni e infingimenti da papa Bergoglio.

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Parallelamente lo stato Italiano che da 30 anni cerca di ricostruirsi lottando contro la corruzione e il deficit, non riesce affatto a vincere i suoi mali tradizionali e nemmeno a diminuire la spesa pubblica o aumentare la produzione. La gara per dominare lo stato tramite il consenso popolare ed il voto legittimo si svolge ancora e sempre su chi promette di “dare di più”. La verità al popolo non viene detta e non si procede quindi alla stesura di un programma rigoroso e realistico dove si preveda un’uscita dall’emergenza tramite un aumento temporizzato del lavoro sociale e del rigore vero nella spesa.

La verità assieme all’analisi quantitativa e crono programmatica è ancora e sempre la grande assente nelle infinite controversie italiche. Ma senza di essa dove andremo?

 

 

 

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