I social sono il nuovo Vangelo, il “buon senso” dei politici la nuova teologia. Ma davvero possiamo pensare che la Provvidenza si incarni nel nuovo corso dei partiti, della politica? Che tutto ciò di cui abbiamo bisogno o che abbiamo bisogno di sentirci dire si trovi nei nuovi media? Riflettere non è mai troppo tardi. Proponiamo uno spunto di sicura utilità (redazione).
di RICCARDO POZZI – Cosa succede se proviamo a osservare la religioni con gli occhiali della stretta laicità?
E’ una prova che molti filosofi nei secoli passati hanno tentato. Ma la filosofia è, spesso, troppo pretenziosa per sperare in una operazione oggettiva, la filosofia si comporta essa stessa come una religione della ragione e per questo non appare all’altezza. Gli occhiali della laicità, invece , contengono in sé il semplice e puro razionalismo quotidiano, lo sguardo senza pregiudizi e senza preclusioni proprio del metodo scientifico, scevro da ogni preconcetto ideologico.
L’analisi delle maggiori religioni sulla terra danno, in questo caso, un univoco risultato: il Cristianesimo, con tutte le sue anime e biforcazioni , sembra essere la religione più moderna. Ed è proprio la figura di Gesù di Nazareth ad offrire il peso specifico più alto anche al confronto con l’antico testamento che ne precede le gesta.
Chi ha studiato con metodo la Cristianità nei suoi messaggi e nelle sue implicazioni laiche ha iniziato guardando gli episodi dei vangeli in cui la rivoluzione Cristiana è arrivata con maggior potenza.
Per affermare l’inaccettabilità della pena di morte, il Cristo dei vangeli chiunque egli fosse realmente e indipendentemente dal fatto che sia davvero esistito, ricorre a un espediente linguistico culturale di difficile confutazione. A chi si appresta a lapidare l’adultera, suggerisce di far iniziare la lapidazione da chi si sente senza peccato. E’ un modo molto moderno dal punto di vista filosofico di affermare il primato della comunità sul singolo (la giustizia fai da te) ma mettendo un paletto molto robusto sul diritto della comunità a decidere della vita stessa di un suo componente. Il messaggio cristiano è in questo senso decisamente più compatibile con le moderne democrazie rispetto a tutte le altre religioni monoteistiche e anche con il politeismo induista o quello sikh.
Il rapporto con l’economia vede l’ordine dei benedettini, nei primi secoli del medioevo, mettere le basi per lo studio delle principali regole del mercato libero e del libero movimento dei prezzi in una società non bloccata da imposizioni. Gesù in un noto episodio dei vangeli, davanti allo scetticismo e allo scoramento degli apostoli pescatori,non annuncia loro il miracolo della pesca miracolosa ma li invita a gettare le reti un’altra volta. Un gesto esplicito a credere nel proprio lavoro, un messaggio molto diverso da chi aspetta il miracolo che arriva dall’alto. Di fatto fu proprio quell’ordine cristiano a dare il “la” in Europa alle moderne forme di compravendita e lo studio dell’impatto del lavoro sul mercato dei consumi nelle piccole comunità medievali. In altri credi veniva addirittura proibito il credito a pagamento, (le prime forme di banca teoricamente proibite anche oggi) e il denaro come pratico modo di misurazione del lavoro e il suo scambio intereconomico. Enormi differenze si notano in questo caso anche con il mondo buddista.
Difficile dimenticarsi del diritto di famiglia e di quanto il messaggio cristiano sia attualissimo nell’affermare (almeno a livello enunciativo) la completa parità di valore tra uomo e donna e la loro parità perfetta nelle responsabilità familiari. Mentre conosciamo benissimo le disparità che, in altre religioni, ancora oggi esistono tra uomo e donna nella misura della dignità, nella responsabilità e addirittura nella proprietà dei figli. Ma molto si potrebbe segnalare anche in alti campi, dal libero arbitrio alla compatibilità con la maggior parte delle Costituzioni delle democrazie occidentali, dalle libertà personali al rapporto con le altre religioni al rispetto dei diritti umani sancito dalle convenzioni firmate da stati laici in laiche conferenze internazionali.
Il messaggio cristiano, pur con distinguo e difficoltà, appare dal punto di vista laico come il più moderno riferimento religioso che la democrazia, nata nell’antica Grecia alcuni secoli prima del suo avvento, possa sentire come compatibile alle proprie fondamenta filosofiche.
Eppure il mondo laico appena trova opportune occasioni si distingue per virulente critiche alla cristianità, appellandola con paragoni bigotti e reazionari, sottolineando con violenza contraddizioni e controsensi che abitano in tutte le forme di aggregazione umana.
Denunciano, ad esempio, la sessuofobia di certi ambienti ecclesiastici e l’invadenza nelle leggi dello stato come succede per l’aborto. Parimenti non sputano una sola parola di commento per le migliaia di bambine che in Italia, (non in Africa), vengono ogni anno mutilate nei loro genitali per disinnescare il loro piacere sessuale come prescrive una norma parareligiosa secolare di quel continente.
Oppure si indignano (giustamente) per gli scandali della pedofilia cattolica e poi chiudono gli occhi sulla pratica di pederastia pura delle mogli bambine, archiviando la pratica come consuetudine religiosa.
Ciò che è mancato e sta mancando nelle nostre società è proprio questa capacita di additare senza paura o sudditanza politica le inaccettabili incompatibilità che certe religioni palesano con le nostre regole laiche, con le nostre costituzioni. Un lavoro mai eseguito e ancora drammaticamente mancante come si evince dall’odio che investe la nostra civiltà e che proviene da forme religiose con le quali, dalla Grecia classica in poi, non siamo mai andati d’accordo.