di STEFANIA PIAZZO – In passato, neanche a Bossi posero veti sui ministri. Nessuno osò mai farlo. Ed erano gli anni postumi della secessione, della dichiarazione di indipendenza della Padania, della Digos in via Bellerio. Delle sparate in piazza. Forse la differenza sta nel fatto che lui, il fondatore della Lega con l’attributo del Nord, era più capace di trovare… la quadra. E che dietro le sparate c’era una visione, una strategia di più lunga portata. La bocciatura istituzionale, costituzionale di Mattarella al candidato ministro Savona, euroscettico, è per forza di cose un atto che parla da solo.
Si può dire tutto degli anni dei governi Berlusconi, ma non che non si tentò la via democratica e referendaria per la devolution e il federalismo. Ora si interpella il popolo via tablet. Scartando quelle che sono le istituzioni nelle quali si vuole governare. E’ chiaro che se interpello la gente sul reddito di cittadinanza e l’espulsione immediata di 500mila clandestini, l’esito è scontato. Un’altra cosa è farlo per la via stretta della democrazia parlamentare. Non si governa a colpetti di twitter. Il colpetto te lo danno subito i mercati che ti uccidono la gente che hai interpellato per farti salire il consenso a suon di spread. E’ peggio di una guerra nucleare. Ma non siamo in Corea, ce lo ha ricordato Mattarella.