di CORRADO CALLEGARI – Il comizio di venerdì sera tarda serata a Forlì di Matteo Salvini, tenuto dal terrazzo del municipio, ha giustamente provocato lo sdegno dei partiti e dei sindacati.
Maria Giorgini, segretario Cgil cittadino, non usa mezzi termini: quello del ministro dell’Interno è stato “uno sfregio alla città e alla piazza intitolata alla memoria di Aurelio Saffi che custodisce il sacrario ai caduti per la liberta’ a memoria dei 465 giovani partigiani morti per restituire la democrazia e la libertà alla nostra città e al nostro paese… Il ministro “ha utilizzato il suo ruolo per andare oltre ai regolamenti comunali” e “per un paese democratico questo e’ inaccettabile ed e’ un chiaro abuso di potere oltre che un forte richiamo agli anni piu’ bui della nostra storia”.
Il centrosinistra va oltre: Valentina Ancarani, segretario del Pd, afferma: “Forli’ ha buona memoria di quell’uomo che da un balcone arringava le folle nutrendole di populismo e imbevendole di propaganda. Forli’ non dimentica che la democrazia, in questo Paese, e’, gia’ una volta, caduta da un balcone”.
Già, i balconi. Non quelli qualsiasi ma quelli che rappresentano il popolo, la sovranità. Oggi il potere scambia l’occupazione dei luoghi della rappresentanza per cosa loro. E dal pulpito della piazza social spostarsi a quello del palazzo del podestà ci manca poco.
Lo stile ormai è quello del politico che fa tutto. Manca solo la trebbiatura del grano e poi siamo a posto. Ma alla gente piace l’uomo forte, la soluzione facile gridata e promessa, tutto si consuma in un vuoto della politica, che arranca nel centrodestra e che nel centrosinistra non trova una propria identità. Eppure l’alternativa c’è. Basta uscire dal mucchio.
Corrado Callegari, responsabile Confederazione Grande Nord Veneto