Lottieri al Giornale: nelle urne del Veneto la via di fuga dal nazionalismo di Salvini

rassegna stampa

di Carlo Lottieri – L’intervista rilasciata ieri alla Repubblica da Umberto Bossi, in cui il vecchio leader della Lega ha accusato Matteo Salvini di avere dimenticato il Nord, è per tanti aspetti legata al passato.(…)

Eppure nelle parole del Senatur si nasconde un problema assai serio. Bisogna infatti chiedersi se la nuova Lega italiana che è stata inaugurata pochi mesi fa, non più settentrionale ma tricolore, sia ancora in grado di crescere. Il nuovo soggetto politico rischia in effetti di non essere abbastanza «nazionalista e di destra» se deve competere con il partito di Giorgia Meloni, e al tempo stesso non abbastanza «autonomista e federalista» se deve fronteggiare le nuove realtà regionali che stanno emergendo e che potrebbero ottenere risultati importanti.

Per giunta il prossimo banco di prova, dopo il parziale insuccesso leghista in Emilia-Romagna, sarà il Veneto, dove il Consiglio regionale verrà rinnovato a maggio. In questo caso la riconferma di Luca Zaia è fuori discussione e la battaglia sarà soltanto per la posizione di principale oppositore. A tale riguardo non è assurdo ritenere che la sinistra possa essere perfino superata da un’aggregazione di forze indipendentiste e autonomiste che si è costituita nei mesi scorsi e che punta a raccogliere la frustrazione di moltissimi veneti: delusi dal fatto che, a due anni di distanza dal referendum del 2017, il Veneto non è riuscito a ottenere alcuna autonomia. (…)

In sostanza in Veneto più che altrove i leghisti faticano a gestire le loro identità divergenti. Non possono essere – al tempo stesso – nazionalisti italiani e federalisti, sovranisti e localisti. E poiché tra Verona e Treviso vi è una fortissima richiesta di autogoverno, che questi anni di amministrazione leghista non hanno saputo soddisfare, non ci sarà allora da stupirsi se la disillusione di tanti si esprimerà nelle urne.

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