di Sergio Bianchini – Il vertice del potere è il culmine delle gerarchie sociali. Tra occidente ed oriente c’è una differenza storica costante. In occidente il vertice è duale, bicefalo. In oriente è monolitico, monocefalo.
Tipico e significativo è il sistema dei due consoli nella repubblica romana. Una doppiezza fonte di continue dispute ed a volte di disfatte anche militari come quella della disastrosa battaglia di Canne contro Annibale quando il comando tra i due consoli aveva una alternanza quotidiana.
Il dualismo costante e la rissosità conseguente viene superato difronte ad una minaccia tremenda con la concessione dei pieni poteri a tempo limitato ad un comandante militare. E’ una misura estrema, difensiva che vale la sopravvivenza ma non è gradita a nessuno.
Roma dopo 150 anni di ininterrotte guerre civili generò l’impero, l’imperatore. Il vertice del potere con Augusto sembrava unificato ma era un potere il quale ricercava, ed ne era sempre bisognoso, il consenso del senato con cui il conflitto era fortissimo, latente o evidente. Così forte che Costantino trasferì la capitale a Bisanzio, creando un secondo senato a lui sottomesso ma gettando anche le premesse della spaccatura dell’impero in orientale ed occidentale.
In occidente il dualismo del potere supremo fa parte del DNA. La religione cattolica, dopo secoli di lotta alle teorie monofisite, lo esprime tramite la relazione tra dio padre ed il figlio, Gesù Cristo, di cui la chiesa è la continuazione sulla terra. Lo spirito santo è una terza persona, anch’essa divina ma nella pratica è minore. Forse rappresenta lo spazio lasciato aperto al genio individuale, che però viene riconosciuto purchè non si contrapponga alla chiesa, perché è divino in quanto “viene dal padre” ma “attraverso” il figlio.
E la chiesa cattolica, dopo secoli di lotta al monofisismo, cioè all’ideologia religiosa orientale del potere supremo monocefalo fatta propria dall’islam, si pose sempre difronte al semipotere politico-militare degli imperatori ed oggi anche allo stato italiano col quale però vive in simbiosi.
L’impero d’occidente, nato 800 anni dopo Cristo nel suo nome e con la convergenza dei 2 poteri, militare e religioso, vide continuamente la convergenza-controversia tra papa ed imperatore.
Il polo militare del potere bicefalo ha avuto convulse vicende, da Carlo Magno al crollo del Sacro Romano Impero 200 anni fa. Da allora anche l’altro polo del dualismo, la chiesa cattolica, è passato nelle retrovie del potere supremo e sono nate le nazioni europee moderne con la particolarità italiana. Nelle nazioni moderne la bicefalia è tra destra e sinistra.
In oriente, oriente medio ed anche Cina, invece, il vertice (e l’ideologia) del potere è unico, monocefalo. Apparentemente, ed anche realmente ma solo per periodi limitati, ciò elimina la conflittualità endemica ma genera una costante controversia sulla legittimità del potere unico, del suo detentore e della successione. La legittimità iniziale, quella dell’insediamento è in genere di tipo militare. Vince chi ha “il sostegno del cielo”, del dio degli eserciti. Però dopo la vittoria il sostegno deve essere mantenuto. E tutto si ridiscute di solito al momento della successione del comandante. L’opinione pubblica non viene mai nominata ma gioca un ruolo fondamentale, invisibile ma potente. Sotto e dentro il manto del potere monocefalo si sviluppano tutte le controversie sociali, economiche, etiche. Fino al rovesciamento la dinastia orientale permane ma alla fine si estingue o viene abbattuta. La causa può essere una forza esterna o una forza interna sostenuta da moltitudini o/e da frazioni dell’aristocrazia. In genere una dinastia di questo genere ha durato 200-300 anni.
Mai cessa il dualismo ai vertici del potere in occidente. La moderna democrazia lo riconosce e lo organizza con la definizione dei pesi e contrappesi nel potere statale, col potere di governo, nel ruolo della magistraturae delle leggi costituzionali.
Le vicende politiche degli USA mostrano ogni giorno come il dualismo sia quotidiano e insuperabile. Eppure, quasi miracolosamente, molte decisioni vengono prese e l’azione di governo sussiste tra mille sfibranti polemiche.
In Asia i poteri monolitici, sostenuti massicciamente dall’opinione pubblica (e dalle forze armate) desiderosa del progresso economico che i governi gestiscono oggi come primo obiettivo, per ora funzionano e stanno dando alla vita delle loro nazioni uno slancio tale che modifica l’intero quadro della situazione mondiale.
Naturalmente rimane grandioso il tema della legittimità, cioè del riconoscimento indiscusso e quindi dell’obbedienza al potere. Onnipotenza quindi che in passato discendeva dal cielo (e dall’esercito) tramite speciali indicatori, però sempre provvisori.
Tutte queste considerazioni non mi consolano della insuperabile controversia e polemica politica vigente in Italia e sulla conseguente paralisi nell’azione di governo. E allora?
Forse proprio nel sistema legislativo potrebbe esserci una parziale soluzione. Con un sistema elettorale proporzionale ma una approvazione delle leggi legata ad una maggioranza superiore al 50% (55-60%) non dei presenti in aula ma degli eletti, la rissosità e l’anarchismo dovrebbero necessariamente essere composti. Pena la paralisi permanente inaccettabile da tutti. Praticamente ogni legge avrebbe il rango delle attuali leggi costituzionali.
Per le leggi costituzionali si potrebbe poi introdurre un quorum ancora più alto, ad esempio il 75%.