L’Italia ci costa troppo. Perché la portinaia del condominio non cambia mai

soldi divoratidi RICCARDO POZZI –  Qualche tempo fa è scomparso, e molto manca, Giuseppe Bortolussi, storico direttore della CGIA di Mestre e di un centro studi che impietosamente ha sempre messo in mostra contraddizioni, ipocrisie e falsità del nostro sistema politico.

La forza di Bortolussi era partire dai numeri, crudi, reali incontrovertibili, e poi leggerli con freddezza e senza pregiudizi.

Uno dei suoi crucci era l’alibi dell’evasione fiscale.  Con il suo “Tassati e mazziati” (Sperling & Kupfer 2012) Bortolussi dimostrava, con i dati alla mano, che il tasso di evasione delle regioni al traino del paese è omogeneo a Germania e Francia,  il tasso di evasione aumenta nelle altre regioni in misura così imponente da far pensare (vista l’alta incidenza del pubblico impiego) ad una evasione di sopravvivenza difficilmente stanabile perché incapace di reggere prelievi così alti.

In ogni caso il fisco italiano dispone, al netto degli interessi del debito, di somme maggiori di cui dispongono i grandi paesi europei a noi confrontabili.  La domanda di Bortolussi era  semplice e per questo elusa prima di tutto dalla sua sinistra: perché lo Stato italiano costa di più ed eroga meno servizi degli altri paesi?

L’esempio che amava fare era quello del condominio Germania, dove tutti i condomini pagano le spese all’amministratore e i servizi funzionano. Nel condominio Italia, invece, qualche condomino non paga la retta ma nel complesso tutti gli altri pagano fino ad un ammontare totale più alto del condominio tedesco. Nonostante le entrate maggiori, però,  i servizi erogati sono incredibilmente più bassi.

Allora, si chiedeva  Bortolussi e interrogava così la politica: il problema è chi in Italia evade o chi in Italia gestisce le entrate? Visto che la Germania (stato federale, ndr)) con meno soldi eroga molto di più, forse è indispensabile puntare il dito verso chi gestisce le tasse, e solo in seconda battuta perseguire chi non le paga completamente.

E da qui discende la scientifica dimostrazione di falsità di un altro gettonatissimo postulato della sinistra italiana e del centralismo fiscale in genere: “Se pagassimo tutti pagheremmo meno”.

Evidentemente falso, infatti non solo l’esempio tedesco lo smentisce, ma anche la certezza che i continui “successi” di recupero da parte dell’Agenzia delle Entrate continuano a non avere alcuna conseguenza sulla diminuzione delle imposte stesse.

Nonostante la sua completa infondatezza il “pagare tutti per pagare meno” appare perfetto per i sindacati più politicizzati che possono così indicare ai lavoratori dipendenti un nemico concreto su cui sfogare la frustrazione della loro impossibilità di eludere il sostituto d’imposta.

E contemporaneamente fornisce un alibi impeccabile per le nefandezze gestionali della nostra spesa pubblica.

Non serve, insomma,  aprire di più il rubinetto se non si chiude il tappo della vasca.

Forse, più che tra i conti dell’amministratore condominiale,  potremmo nel grembiule della portinaia trovare risposte della cronica inefficienza del nostro costosissimo e  avido sistema fiscale.

Più che nel governo, nei polverosi uffici degli altri burocrati tributari troveremmo  qualche indicazione sulla destinazione delle immense risorse in tributi che il nostro fisco preleva dalla società lavoratrice (PIL market), nascondendo dietro la denuncia dell’evasione fiscale tutta la sua scientifica e furbesca  inefficienza, e questo è stato il valido lavoro di Giuseppe Bortolussi nei suoi ultimi anni.

Sapeva bene che anche sostituendo l’amministratore, la portinaia rimane sempre la stessa.

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