Lindipendenzanuova in lutto, ci lascia Marcello Ricci

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di Stefania Piazzo – Caro Marcello… tirami fuori tu le parole, perché non ho voglia di parlare. Oggi ero al telefono mentre avevo su pc la schermata aperta di whatsapp, per leggere prima i messaggi. Lo sai che vado sempre di fretta. E vedo dal tuo profilo queste parole: “Purtroppo ieri mio papà ci ha lasciati…”. E’ tua figlia Marella, anzi, Marcella come te, che informa gli amici dal tuo telefono. Mi precipito a chiamare e così, mi viene raccontato quello che deve essere raccontato. Una banale polmonite era diventata la mappa di una più pervasiva e veloce rapsodia di un addio. Io ti conosco da quando lavoravi al gruppo della Lega alla Camera dei deputati. Credo siano almeno 25 anni. Ogni volta che capitavo giù a Roma mi cedevi la tua postazione, il pc, l’accesso alle agenzie. E insieme ci raccontavamo del cannibalismo politico che sovrastata e trapassava quei muri della politica. Mi hai sempre seguita. Da quando ero capo del politico a caporedattore centrale, a direttore de la Padania. Mi hai sempre seguita. Non hai mai smesso di scrivere per me neppure quando feci Piazzolanotizia, e poi arrivai a lindipendenzanuova. Mi inviavi via mail la rassegna stampa che non potevo avere, le agenzie che non potevo più leggere. Sempre puntuale, tu medico chirurgo giornalista, appassionato della bella scrittura, del ragionamento, dell’analisi. Come due libri aperti non ci si telefonava, ci si confessava. Tu sul tramestio che mi raccontavi della vita dentro il Palazzo e delle pugnalate dei rampanti, poi mi aggiornavi della famiglia, e io nelle vicissitudini da giornalista precaria, nella quotidiana angoscia del lavoro che non ha una certezza così come nel chiederti aiuto e pareri per le sorti della salute dei miei cari, perché da medico capivi. E da padre di figlie giornaliste condividevi.

Hai scritto per me senza chiedere mai una lira, per il piacere di pubblicare in libertà articoli e veicolare pensieri quando sarebbe stato più semplice stare col vincitore. Hai scelto me, perdente su ogni fronte, ma senza compromessi.

Quando sono in difficoltà più che pregare i santi, chiedo aiuto ai colleghi che mi hanno lasciata. Dammi ora anche tu una mano, rendimi lucida e lascia che scorra in me quell’energia e quell’intuizione che sono vitali per questo mestiere. Travasa nella mia mente quello che non puoi fare più, dammi il coraggio di non smettere, e dimmi che il tunnel non è tutto buio. Lasciami un testimone, io ne farò buon uso, amico mio.

Tutto il giornale, che sono io, alla fine non ti prendo in giro, lo sai, abbraccia la tua famiglia. Tua moglie, le tue figlie che sono colleghe, Marcella al National Geographic e Monica al Corriere. Non so se arriverò ai tuoi 88 anni così splendida nella scrittura né se la povertà di questo lavoro mi farà arrivare a 88 anni. Ho in cuore un piccolo progetto, e so che ti piacerà. Li rivivranno le tue parole, qui non muori, perché questo è un mestiere immortale. Stammi vicino. Tua Stefy.

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