L’indipendenza non si raggiunge seppellendo Equitalia ma con la disobbedienza fiscale

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di MARCELLO RICCI –  E’ giunto il momento di seppellire , senza il minimo rimpianto, Equitalia. Mai nome così improprio state il fatto che di equo non fatto nulla. Feroce con la povera gente, magnanima con i potenti. Tragedie sino al suicidio per persone  in difficoltà che sono state vessate con interessi, multe, addizionali, spese per notifica, riscossione, ecc. sino a moltiplicare il dovuto in modo da trasformare il debito già pesante in un macigno. Qualcuno non ha retto e si è suicidato. Ma anche generosa. Con i potenti, con i campioni dello sport, con gli uomini di peso sia dello spettacolo che dell’industria. Uno sportivo, ad esempio ha incassato all’estero milioni con la pubblicità e in qualche modo l’evasione è stata scoperta ?

Nessun problema, fatto l’accertamento si arriva al concordato . Ha evaso 10 si concorda 1 e lo si presenta come un successo perché se si fosse innescato il contenzioso la roba sarebbe durata anni. Pochi, maledetti e subito. Ancora,  tutto da rifare. Uno stato borbonico degenerato da seppellire. Questo è il punto . E’ il momento giusto per la rivolta per conquistare  L’INDIPENDENZA, l’unica via possibile è la disubbidienza fiscale. Non significa non pagare le tasse, che se sono adeguate e non vessatorie sono sacrosante. Senza tasse non ci sarebbero servizi. Chi le riscuote ha diritto anche ad un agio  , ma non deve essere il pretesto per rubare.

C’ è un nesso tra indipendenza e equità fiscale, il centralismo economico sottrae la materia ai cittadini. Se i tributi tutti sono riscossi dai comuni , sono i cittadini a giudicarne l’ equità e l’uso. E’ questo il momento di trattare con Roma per quanto è dovuto per quello che dà e invertire l’attuale sistema che la Capitale tutto prende e poco rende. Sono i comuni che devono a assumere il ruolo di sostituti d’imposta per poi trattare su quanto versare. E’ il momento di ribellarsi a Roma Capitale, che traballa per il referendum, la politica estera, l’immigrazione, la giustizia ,per la scuola e per il lavoro. Già il lavoro, centomila giovani scolarizzati fuggono all’estero e centocinquantamila zazammeri entrano.

Servono a destabilizzare il paese e renderlo competitivo con gli inferni della miseria eretta a sistema. Le giovani menti fuggono, resta un pase di vecchi e di giovanissimi invasori. I vecchi muoiono , i loro nipoti sono fuggiti, restano gli zazammeri , ovvero una civiltà consegnata ai topi di fogna. La storia l’ha già scritta Albert Camus raccontando la città di Orano ( il ciclo della rivolta).

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