Libertà di stampa. Già siamo un paese dove l’informazione è di parte. Se poi mettono anche il bavaglio….

Che l’informazione in Italia, in mano a grandi gruppi, sia indipendente… è tutto da dimostrare! Se poi ci si mettono anche le leggi a complicare la vita ai giornalisti che hanno voglia di fare bene e meglio il proprio lavoro, va proprio male.

I cronisti infatti sono scesi in piazza, su iniziativa di Sindacato e Ordine dei giornalisti del Veneto, per contestare le distorsioni dell’applicazione del decreto sulla presunzione di innocenza da parte delle Procure. Una cinquantina di redattori, di varie regioni, guidati da Giuseppe Giulietti, presidente Fnsi, hanno incontrato a palazzo Grimani, a Venezia, il procuratore generale Federico Prato per sottoporgli il problema del diritto di cronaca e il dovere di informare in maniera corretta e tempestiva. “Il 20 e 21 ottobre – ha detto Prato – ci sara’ una riunione di tutti i procuratori generali d’Italia per rendere la comunicazione istituzionale la piu’ omogenea possibile su tutto il territorio nazionale”. Al procuratore sono stati consegnati un’analisi del decreto Cartabia predisposta dall’esperta di Diritto internazionale Marina Castellaneta che dimostra quanto il decreto Cartabia vada ben oltre la direttiva europea di riferimento imponendo di fatto il bavaglio alla stampa e il testo dell’esposto presentato nel merito da Fnsi e Ordine alla Commissione europea.

“La procura generale – ha spiegato Prato -predisporra’ una circolare per tutto il distretto veneto, anche per venire incontro alla vostra richiesta e stabilire un rapporto il piu’ possibile omogeneo, indicando buone pratiche da seguire” “Informare sull’andamento delle indagini – ha aggiunto – e’ un dovere del procuratore, a partire dal concetto di interesse pubblico richiamato anche dalla norma e che noi dovremo cercare di declinare, senza prescindere naturalmente dal dibattito che si sviluppera’ a Roma, ma anche tenendo conto delle sollecitazioni che arrivano da voi giornalisti”. “La notizia di un incontro nazionale e’ rilevantissima – ha replicato Giulietti -. Nella direttiva europea richiamata dal decreto Cartabia non c’e’ alcun riferimento alla valutazione dell’ interesse pubblico delle comunicazioni da parte del magistrato. L’Italia e’ scivolata al 58esimo posto per la liberta’ di stampa, a livelli simili a quelli dell’Ungheria, e per il precariato, con la norma sull’equo compenso che resta inattuata dal 2012. Una volta che il dibattito tra i procuratori avra’ definito una bozza di circolare, potrebbe essere utile un confronto con il Sindacato e l’Ordine per poter avere una lettura univoca”.

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